Milano2015 CONVEGNO NAZIONALE ImpresaItalia
i tre grandi länder tedeschi, ma anche il Veneto, l’Emilia-Romagna e il Piemonte sono realtà molto rilevanti della manifattura italiana nel contesto internazionale. Se vogliamo fare una semplificazione, abbiamo fatto un’analisi in questi ultimi mesi anche nell’ambito delle relazioni degli scambi di comunicazione tra Italia e Germania. L’industria italiana è grande circa come metà di quella della ex Ger- mania Ovest, come Renania-Westfalia, Renania-Palatinanto-Assia e Bassa Sassonia tutte messe insieme. Se vogliamo fare un confronto diverso, siamo l’unica nazione d’Europa con un’industria più grande di quella della Baviera e del Renania-We- stfalia messi assieme, quindi queste sono le basi che ancora oggi abbiamo, nono- stante la crisi, per poter rilanciare il Paese. Se facciamo un confronto con la Germania escludendo l’auto – perché un’auto così come la Germania ce l’ha solo la Germania al mondo – e ci confrontiamo con un land tedesco che è il più forte d’Europa dal punto di vista del valore aggiunto industriale, la Renania-Westfalia che però non produce auto come la Baviera o il Baden-Württemberg, e lo con- frontiamo con le tre più forti regioni manifatturiere italiane, vediamo che la po- polazione è circa uguale, ma il valore aggiunto delle nostre tre più forti regioni industriali è superiore a quello della Renania-Westfalia e anche il valore aggiunto industriale per abitante. La posizione dell’Italia nel commercio internazionale è ben esemplificata dalla classifica delle leadership di competitività realizzata dall’Unctad e dal Wto, su quat- tordici macrosettori del commercio mondiale. L’Italia ha tre primi posti e cinque secondi posti dietro la Germania, quindi l’Italia che compete sui mercati, l’Italia delle imprese, non del sistema Paese, è forte e questo deve essere un punto di con- sapevolezza, altrimenti non sappiamo su cosa investire per poter rilanciare il Paese. In Fondazione Edison abbiamo fatto uno studio, pubblicato in inglese proprio in questi ultimi giorni. Abbiamo elaborato un indice in base al quale, su circa 5.000 prodotti in cui si può suddividere il commercio mondiale, l’Italia presenta 928 prodotti in cui è prima, seconda o terza per bilancia commerciale a livello mon- diale. Sono eccellenze di nicchia, ma non piccole come molti dicono “si muore di nicchie”. L’Italia con queste nicchie non muore di certo, perché queste nicchie valgono 195 miliardi di dollari di surplus di bilancia commerciale con l’estero. Non c’è più soltanto la moda, l’arredo casa, gli alimentari, i vini. 2. Il capitalismo italiano e la competizione globale 37
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