Milano2015 CONVEGNO NAZIONALE ImpresaItalia

ratori che si chiamano Litan e Schramm, qualche anno fa ci ha proposto un libro sul capitalismo: capitalismo e capitalismo cattivo, good or bad capitalism. Partiamo da questa domanda, il capitalismo italiano è un capitalismo buono? Ogni paese ha dentro di sé varie forme di capitalismo, dice Baumol. Il capitalismo buono è il capitalismo che induce all’innovazione, al cambiamento, alla crescita econo- mica, è il capitalismo che sa come sprigionare, far partire la crescita economica, cioè il capitalismo che si fonda sulla promozione della imprenditorialità. Il capi- talismo imprenditoriale è il capitalismo vitale, dinamico, altre forme di capitalismo esistono, ma possono essere forme di capitalismo collusivo, che tendono al man- tenimento del controllo, più che all’espansione economica e alla crescita. Questo è il punto: il capitalismo imprenditoriale è il nucleo determinante. Se- condo questa visione del capitalismo legato all’imprenditorialità dello sviluppo, a mio avviso, nel caso italiano negli ultimi vent’anni, il nucleo vitale di questo ca- pitalismo imprenditoriale è stato legato all’esperienza delle medie imprese, ma che io chiamerei in maniera più ampia le imprese intermedie che non sono le imprese micro, piccole o piccolissime, non sono neanche le grandi imprese che abbiamo in mente secondo la tipologia standard. Sono formazioni economiche intermedie che però sono quelle che hanno guidato la trasformazione dell’Italia e che hanno prodotto alcuni dei risultati economici che ci ha illustrato Marco Fortis. Questo l’elemento interessante, una realtà composita, quella italiana, ma una realtà che ha al suo centro, come nuovo nucleo dinamico, queste multinazionali tascabili che hanno rappresentato il segmento, la realtà più brillante dell’Italia industriale e che i risultati dell’export confermano in questo ruolo. Naturalmente la crisi del 2008 ha colpito duramente anche questo segmento im- prenditoriale. L’Italia ha sofferto, come sappiamo, con la sua struttura produttiva frammentata, ma le imprese esportatrici hanno reagito con grande efficacia e anche con una estrema determinazione nel controllo e nello sviluppo delle nicchie di mercato. Anche io sono d’accordo, non temo la parola “nicchie” in questo senso. Il mercato, nel futuro, sarà un mercato di nicchia; ovunque il mercato di massa va progressivamente scomparendo. Ma il problema qual è? È che il nucleo delle medie imprese non ha ancora sufficienti connessioni con il resto del sistema economico, cioè è poco incardinato al centro Impres@Italia. Rimettere al centro l’impresa per far rinascere l’Italia 44

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