Milano2015 CONVEGNO NAZIONALE ImpresaItalia

di quella rete di relazioni che costituiscono un retroterra e che danno forza a queste realtà. Quando parliamo di capitalismo, dunque, non parliamo soltanto dei soggetti che muovono l’iniziativa capitalistica, parliamo di una realtà molto più vasta, che è fatta delle interrelazioni con le altre componenti del sistema economico, e di una realtà che è fatta anche dalla proiezione istituzionale, e quindi dall’insieme di norme e di regole che determinano l’azione economica e che appaiono ancora relativa- mente lontane, distanti dall’esperienza di questo nucleo imprenditoriale. Dunque c’è un problema, secondo me, anzitutto nel capire perché l’efficacia degli agenti dell’innovazione è stata più limitata nell’esperienza italiana di quella che sarebbe potuta essere. È dipeso da un deficit di relazioni, da una mancanza di un sistema di connessione coerente che permettesse di saldare questa esperienza al resto del sistema economico, al corpo del sistema economico in modo da impri- mere ad esso complessivamente un maggiore dinamismo. Questo ci obbliga a fare i conti con le immagini del capitalismo e le rappresenta- zioni del capitalismo italiano. Facciamo un salto di circa 40/50 anni, pensiamo a quello che era il capitalismo negli anni ’70, come veniva descritto. Se provate a disegnarlo vien fuori qualcosa che è simile a una clessidra irregolare. Alla base, come sempre, le piccole, piccolissime imprese italiane, che sono la nostra costante storica; in alto, al vertice della clessidra, abbiamo il grappolo delle grandi imprese storiche private e pubbliche insieme; in mezzo, a differenza di oggi, al centro della clessidra abbiamo uno strato esiguo di medie imprese. All’epoca, facendo un con- fronto con la Germania, si lamentava il fatto che le medie imprese fossero troppo poche nel nostro Paese. Oggi, se noi tentassimo di fare un disegno di ciò che è oggi il capitalismo italiano, anche nel suo schema di funzionalità, credo che avremmo difficoltà. Io personalmente non ci sono riuscito, perché il nucleo delle grandi imprese storiche di fatto si è quasi dissolto, non ci sono più, non c’è più quella configurazione. Rimane alla base la vasta distesa delle piccole e piccolissime imprese. Poi abbiamo, invece, il segmento della media impresa che si è molto am- pliato. Ho provato a fare un disegno, mi è venuto fuori un oggetto un po’ informe che sembra una pera, ma certamente non aveva l’efficacia schematica della clessidra, perché il disegno storico del capitalismo italiano coincide di fatto con quello è 2. Il capitalismo italiano e la competizione globale 45

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