Milano2015 CONVEGNO NAZIONALE ImpresaItalia

venir meno del polo pubblico a cui, però non ha corrisposto, nonostante la forza manifatturiera del Paese, che l’Economist metteva in rilievo. Ma che cosa è avve- nuto? Che dopo la destrutturazione del sistema dell’economia mista, l’Italia si è trovata priva di una forma. Noi non sappiamo raccontare nella sua interezza, nella sua completezza l’Italia economica di oggi perché si è estinto un modello, un modello che è durato dagli anni ’80 dell’Ottocento, quando fu forte l’intervento dello stato per far nascere la siderurgia fino agli anni ’80, e a questo modello non se ne sostituisce un altro. Questo è il problema che dà un tono di indeterminatezza al nostro capitalismo. Il nostro capitalismo è difficile oggi da definire, è difficile farlo rientrare nelle ti- pologie che oggi si utilizzano, perché questa destrutturazione l’ha privato, in un certo senso, della sua immagine storica e l’ha privato di una identità, di una rico- noscibilità. Credo sia importante tratteggiare un quadro del sistema economico in cui gli attori principali dell’economia si possano riconoscere, perché possano calibrare il loro apporto a quella realtà. Oggi perciò, si tratta di ridisegnare la carta della geografia delle funzioni dell’Italia in- dustriale, considerando che si stanno riducendo le distanze fra i vari tipi di organizza- zione industriale, e le dimensioni non sono più l’elemento determinante. Oggi le grandi imprese di una volta, non ci sono più, le grandi unità produttive, non esistono più, né in questo paese, né, tranne la Cina e alcune realtà asiatiche, nel resto del mondo. Le nostre grandi fabbriche di automobili hanno alcune migliaia di addetti. In occi- dente, in America, ma anche in oriente, in Giappone, in Corea, è aumentata invece l’esigenza di strutture snelle di integrati che richiedono elevati volumi di investi- mento. Nelle punte produttive dove si realizzano in Italia esperienze sofisticate, come lo stampaggio tridimensionale, lavorano poche decine di persone, ma altamente spe- cializzate e con un livello di investimento tecnologico molto elevato e molto sofisti- cato. Il problema della distinzione classica tra grandi imprese e piccole imprese non c’è più, siamo dentro ad un modello industriale che è della manifattura intelligente, che richiede l’integrazione con alti livelli di servizio e capacità di assistenza. Bisogna però ricostruire gli elementi di collegamento tra la parte dinamica del nostro sistema dell’impresa e il resto del sistema economico su cui certamente pesa il fatto 2. Il capitalismo italiano e la competizione globale 47

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