Milano2015 CONVEGNO NAZIONALE ImpresaItalia

di un arcipelago del terziario troppo indifferenziato che ha una bassa digitalizzazione, ha pochissima internazionalizzazione, non valorizza il capitale umano e così via. Questo è un elemento fondamentale che chiama in causa la responsabilità e il commitment della amministrazione pubblica, tramite essenziale di quest’opera di innovazione e di cambiamento. In luogo delle filiere di integrazione verticale del passato, si configurano oggi imprese che hanno legami orizzontali e non ci sono più quelle dicotomie del passato che invece hanno condizionato e stratificato que- sta distinzione tra grandi e piccole imprese. L’Italia oggi, è favorita da quella che Peter Marsh ha chiamato “the new industrial de- volution”. È favorita naturalmente in maniera potenziale perché ha la flessibilità ope- rativa, dimostra di avere padronanza delle tecnologie, dimostra di poter realizzare, là dove necessario, una elevata specializzazione del capitale umano, deve sostenere mag- giormente l’investimento. Soprattutto, qui, torna un problema essenziale che è quello di saldare l’esperienza del capitalismo imprenditoriale alle altre esperienze. Bisogna che ci sia una politica industriale che sia tagliata a misura di questa realtà e non alle altre. Credo, anche per quello che sta avvenendo nel nostro Paese, che non abbiamo gli stru- menti per intervenire sulle imprese globali, che hanno oramai seguito i loro tracciati, stanno procedendo lungo le loro piste di sviluppo. Quello che possiamo fare, invece, e si può fare molto ancora in questo caso, è intervenire sulle realtà intermedie, per con- solidarle, per creare loro un retroterra più positivo, per confermarle nel loro ruolo. L’esito del nostro processo di trasformazione dipenderà da questo, dalla possibilità, anche, di far convivere modelli di capitalismo diversi in maniera mena incoerente di quello che è avvenuto nel recente passato. Lo dice un osservatore di questa realtà: io vivo a Torino e sono colpito del fatto che due delle manifatture d’avan- guardia della realtà torinese siano certamente la Maserati di Grugliasco, dunque una impresa globale che ha oramai un imprinting, un modello di governance che è nella tradizione anglosassone e va verso quello schema di riferimento, e la Pirelli di Settimo che avrà un presidente che siede nel comitato centrale del partito co- munista cinese. Dovremo convivere con realtà estremamente eterogenee. Possiamo farlo, dobbiamo farlo. La globalizzazione ci costringe a questo, ma a condizione di rafforzare i tratti più forti della nostra capacità imprenditoriale. Impres@Italia. Rimettere al centro l’impresa per far rinascere l’Italia 48

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