Milano2015 CONVEGNO NAZIONALE ImpresaItalia

la pressione competitiva, in maniera più forte e più violenta di quanto noi non abbiamo avuto modo di vedere fino ad oggi. Pertanto con una pressione competitiva crescente in un mercato che non cresce, c’è solo un modo per difendersi, quello di attaccare con molta decisione e con molta energia per conquistare quote di mercato che altrimenti altri continueranno a sottrarci. Ci dice poi Fortis che in particolare le imprese di medie dimensioni che hanno saputo negli anni affermarsi sui mercati internazionali, e quindi erano già adde- strate alla competizione, sono quelle che da tempo reclamavano riforme per com- petere in un Paese dove molto spesso altre imprese protette dai cespugli del mercato domestico continuavano a dire: “Perché dobbiamo riformare? Siamo tutti buoni, cerchiamo di stare tutti quanti insieme, perché poi tutto sommato si vive ancora, bene”. Ecco, quelle che allora vivevano bene, oggi sono fuori mercato o sono morte, e quelle che allora soffrivano, oggi continuano a essere sui mercati, ma cer- tamente con sofferenza crescente e significativa. Ci ha detto poi Berta che il capitalismo, soprattutto quello imprenditoriale, il vero capitalismo italiano, quello per cui l’Italia è nota nel mondo, quello fatto da quella popolazione di talenti imprenditoriali che ha fatto il successo dell’Italia dal dopo- guerra ad oggi, quel capitalismo è capace di produrre impresa buona, tema sul quale voglio tornare dopo, e che quell’impresa buona è ancora un valore positivo, importante. Ma non basta. Perché il talento da solo in un mondo che non cresce più, dove le sfide della competizione sono più forti e sono più spietate, avere solo talento in un Paese che continua ad avere arretratezze e pesi insostenibili, in un’Eu- ropa che da decenni ha rifiutato ad avere un ruolo nella produzione manifatturiera pensando di poter vivere sulle rendite di posizione del passato, tutto questo non basta più. Allora noi diciamo: rimettiamo l’impresa al centro delle politiche per rimettere in moto quel percorso di crescita virtuosa, unico a poter garantire occu- pazione, ricchezza e benessere. Per fare questo occorre un cambio radicale nel modo e nella velocità con la quale noi stiamo andando avanti in questa direzione. Vorrei sottolineare che il problema non è solo italiano, è un problema innanzitutto di carattere continentale. Oggi noi tutti viviamo all’interno di un sistema econo- 5. Interventi conclusivi 91

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