Milano2015 CONVEGNO NAZIONALE ImpresaItalia

farlo, soprattutto alla Cina, che oggi gioca dappertutto con un fondo sovrano e con imprese di stato che niente hanno a che fare con l’economia di mercato. E noi cosa facciamo? Oggi noi per competere su questi mercati non possiamo più continuare a crescere, soprattutto in un mercato che non cresce. All’1, 2, 3, 5, 10% chi ci riesce, beato lui, noi dobbiamo metterci uno zero dietro ai nostri fat- turati, abbiamo bisogno di darci un salto qualitativo e soprattutto quantitativo che non può essere realizzato, a meno che il quadro competitivo nel quale noi operiamo cambi in maniera radicale. Quindi, il tempo nel quale questi cambia- menti di struttura e di potere sui mercati internazionali si stanno realizzando, è talmente veloce che noi non possiamo neanche più immaginare i tempi con i quali, ancora una volta, aspettiamo il passaggio delle consegne sulle riforme. È stato correttamente detto oggi che le riforme bisogna farle, bisogna soprattutto poi implementarle e renderle esecutive e bisogna farle in fretta. I nodi secondo me sono: riforma del fisco, certezza del diritto, semplificazione. Anche qui mi è piaciuta molto la provocazione di Bernabè e anche il dibattito che si è fatto nella prima tavola rotonda, nella quale si è giustamente posta una rifles- sione sul tema della produzione legislativa: ma noi possiamo continuare a legife- rare, così come ad esempio il maxiemendamento di oggi ci dimostra ancora una volta? Noi abbiamo visto nella storia del diritto momenti di discontinuità assoluta nei quali si è chiuso un modo di fare leggi e se ne è fatto un altro. Noi dobbiamo riprendere con forza ed energia una logica di discontinuità, si direbbe in inglese disruptive in senso vero con la quale si chiude un modo di legiferare, si chiude un modo di fare burocrazia e se ne fa uno completamente diverso, perché noi abbiamo ancora grandissime possibilità e potenzialità. Siamo un paese straordinario, ricco di iniziativa, di intelligenza, di storia, di cultura, di tradizione, di voglia di fare, grande capacità di lavoro, grande capacità di intraprendere, però siamo un paese che non può continuare a vedere mortificate queste sue potenzialità in un mondo che ha bisogno di un’Europa e di una Italia più forti e all’altezza, non solo della nostra storia, ma soprattutto all’altezza del futuro che noi vogliamo e sentiamo di poter costruire. 5. Interventi conclusivi 95

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=