Napoli2019 CONVEGNO NAZIONALE Europa Radici Ragioni Futuro

Allora, nel momento in cui l’Europa si costruiva, scivolando verso una fase di iper- regolamentazione e di iper-burocrazia, abbiamo dimenticato che dovevamo anche saper conquistare al tempo stesso leve competitive e capacità di attrarre investimenti. Quell’Europa delle convenienze, sulle quali Jacques Delors aveva costruito questo grande momento nel quale tutti quanti noi abbiamo creduto fino in fondo, come se fosse davvero l’inizio di una nuova epoca, di una nuova frontiera, nel 1992, quell’Europa delle convenienze era un’Europa che conquistava tutti. Quando, però, queste convenienze, per ragioni interne, per ragioni di contesto internazionale, sono venute progressivamente a ridursi e, dall’altro lato, sono nate esigenze diverse di politiche di bilancio, di politiche di rigore, di politiche in qual- che caso restrittive, è stato facile per ciascuno dei Governi nazionali, incapaci di proporre e di fare le giuste politiche di riforme nazionali, scaricare tutte le respon- sabilità sull’Europa: dall’Europa che tutti volevano, perché conveniva, all’Europa dei sacrifici, che nessuno vuole più perché non conviene più. Nel frattempo, è mancato qualcosa di fondamentale: quali sono i valori e gli ideali di un’Europa da costruire insieme? Può un’Europa solo sulle convenienze rappre- sentare una casa comune? O è, piuttosto, indispensabile riuscire ad avere al tempo stesso, per difendere i valori, e quindi anche le convenienze di ciascuno, il benes- sere, la civiltà, la capacità di includere, l’equità sociale, unire a questi valori e a queste convenienze una visione che li tenga tutti insieme, e quindi riscoprire le proprie identità, le proprie radici e mettere in campo anche politiche di sviluppo e di competitività compatibili con questa visione? Questo è il grande problema, il grande dilemma di fronte al quale noi oggi ci troviamo. Se l’Europa non esce da questo guado, è destinata a impoverirsi dal punto di vista economico, è destinata a indebolirsi dal punto di vista sociale. Dobbiamo sapere uscire da questa contraddizione, sfuggendo anche al vecchio dibattito, soprattutto italiano, ma non solo italiano, in cui per troppo tempo chiunque contestasse quel tipo di Europa, chiunque mettesse in discussione il credo degli eurottimisti a tutti i costi, era tacciato di essere un euroscettico senza riserve. Lo dico perché per cul- tura sono stato per anni sempre più un eurorealista e europeista convinto e anche molto grato al contributo che la Gran Bretagna ha dato negli anni passati, quando 6. Conclusioni 101

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