Palermo2014 CONVEGNO NAZIONALE Riformare l'Italia e l'Europa
Riformare l’Italia e l’Europa per competere e crescere 12 che venga modificato perché mi auguro che ci sia talmente esigenza di sviluppo da potere – senza rischi – fare ricorso all’anticipazione di cassa. Dal punto di vista finanziario questa amministrazione comunale è all’uscita del tunnel del dissesto, siamo però sulla soglia; basta girarsi indietro per tornare nuo- vamente dentro il dissesto, avendo fatto alcune operazioni significative come quella di portare gli investimenti dell’amministrazione comunale che nel 2011 erano pari all’1% del bilancio del comune e che oggi sono pari al 28%, dato significativo in un’azienda essenzialmente erogatrice di servizi. La spesa del personale di questa amministrazione comunale era nel 2012 al 64%, siamo oggi tra il 47-48% e vi assicuro che non abbiamo eliminato il 20% dei dipendenti comunali. Perché dico questo, perché a fronte di un quadro finanziario che si è messo a posto, che mi fa considerare un privilegiato quando incontro i miei colleghi sindaci di Roma o di Napoli – per citare soltanto alcuni degli esempi possibili – io purtroppo non sono contento perché la città soffre. Tutto ciò conferma che non basta mettere a posto i conti per risolvere i problemi di un paese. Occorre, cioè, che accanto ai conti in regola si promuovano iniziative di sviluppo economico, quelle iniziative che non possono essere fatte carico alle pubbliche amministrazioni, nel senso che la pubblica amministrazione deve avere i conti in regola e deve creare le condizioni perché il privato possa promuovere condizioni di sviluppo. Cos’è che oggi nel nostro Paese condiziona complessivamente la crescita? Fatemelo dire con molta franchezza, si è diffusa la convinzione che il denaro è diventato il dio maggiore, quando il denaro diventa il dio maggiore cosa volete che conti la produzione di beni e servizi? Cosa volete che conti il rischio di un imprenditore piuttosto che l’impegno di un docente universitario o di un operaio in una catena di montaggio? La sfida che abbiamo di fronte è di evitare che il denaro venga con- siderato il dio maggiore. Non vorrei che qualcuno pensasse che sono contro il de- naro (siccome lo desidero non posso parlarne male evidentemente) ma non è possibile la crescita di un paese sul denaro come dio maggiore. Se si crea la crescita di un paese sul denaro come dio maggiore è immediata la convinzione che di que- sto dio maggiore l’euro è diventato il simbolo, il duomo, la cattedrale.
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