Palermo2014 CONVEGNO NAZIONALE Riformare l'Italia e l'Europa

analisti, politici ed economisti. È sempre più facile commentare gli avvenimenti dopo che sono accaduti, piuttosto che prevederli e aiutare a prevenirli. La nuova commissione europea guiderà il quinquennio che tutti pensiamo debba essere vocato a un pieno rilancio. Quindi e innanzitutto, dovrà concentrare i propri sforzi su azioni e politiche pub- bliche in grado di favorire l’economia e la creazione di posti di lavoro. Vorrei sot- tolineare che un tale sforzo è già in atto e da tempo. Lo è dal 2012, da quando proprio su impulso dell’allora governo italiano, i temi della crescita economica e dell’occupazione si sono affiancati a quello del rigore nei conti pubblici degli stati. Il rafforzamento delle regole che disciplinano l’unione economica e monetaria aveva dominato i primi anni della crisi ed era stato imposto dalla necessità di ras- sicurare i mercati e gli investitori circa l’affidabilità dell’euro e la tenuta degli stati che lo adottano. Il rischio sovrano aveva, infatti, costituito la perniciosa variante europea della crisi globale. Una volta corroborate le regole base, tuttavia, era – ed è – coerente e indispensabile guardare oltre. Le politiche a favore della crescita fanno parte della tradizione europea: già con la progressiva realizzazione del Mec, negli anni cinquanta e sessanta, del “mercato unico” negli anni ottanta e novanta, si sono innescati significativi periodi di sviluppo economico e diffuso benessere sociale. Il nostro stesso “boom economico” dei due decenni che seguono la fine del secondo conflitto mondiale fu determinato dal mercato domestico e dalle esportazioni, agevolate dalla soppressione dei dazi doganali fra gli stati originaria- mente membri della neonata Cee. La commissione europea deve, dunque, dedicare la massima attenzione a crescita e occupazione e inevitabilmente, vigilare affinché i governi mantengano l’impegno a garantire conti pubblici sani. Non possono ripetersi le divaricazioni del passato fra i diversi stati che fanno parte dell’unione monetaria. Se ne pregiudicherebbe il funzionamento e soprattutto si rischierebbero reazioni negative sui mercati, da parte degli investitori. Riflettiamo: sono proprio i paesi come il nostro ad avere l’interesse maggiore a preservare la fiducia degli investitori, poiché il nostro altissimo debito pubblico deve di continuo essere rifinanziato sui mercati. 2. L’Europa da costruire 37

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