Palermo2014 CONVEGNO NAZIONALE Riformare l'Italia e l'Europa

La credibilità delle regole, il loro rigore e il loro rispetto, sono la base di un indi- spensabile rapporto fiduciario con i mercati e non è bene esacerbarne oltre misura la ragion d’essere e la portata. Le regole europee vanno lette e bene: vi si trovano svariate forme di flessibilità; non è affatto vero che siano draconiane, manichee. È importante conoscerle e interpretarle correttamente. Non è opportuno riprendere ogni volta il lamento “anti-rigore”, dando costante- mente l’impressione di non essere in grado di tener fede agli impegni che tutti i paesi hanno preso di comune accordo, nella fase più pericolosa della crisi, per evi- tare disastri peggiori. Inoltre, così facendo, si finisce con il domandare e negoziare, più di una volta, le medesime possibilità in precedenza già ottenute, in tal modo “pagandole” nuovamente, in termini di costo politico per l’Italia. Anche con riguardo alle iniziative per la crescita dell’economia europea, molto è già da tempo in cantiere. Penso al completamento del mercato unico europeo di- gitale e di quello per l’energia; penso ai project bond finanziati dalla Bei, dopo l’ap- posito aumento di capitale, nel 2013; penso al potenziale del settore “servizi”, specie se liberalizzato interamente; penso agli accordi commerciali con i paesi non membri dell’Ue, a cominciare da quello “transatlantico”. Ignorare tutto ciò, è grave e ci impedisce di avvalerci al meglio e in tempi spediti delle opportunità esistenti. Invece di indulgere – scusatemi se insisto, ma mi rivolgo a noi tutti – in annunci ripetuti ovvero in rivendicazioni inesaudibili, occorre passare all’azione; come fanno molti fra i nostri partner e concorrenti. È abbastanza sterile, rispetto al concreto rilancio, dare continuamente l’impres- sione che non si stia facendo abbastanza. Prendo l’esempio, secondo me, più macroscopico: i cosiddetti “eurobond”, già evo- cati da André Sapir e da Alberto Quadrio Curzio. Mi chiedo se, fra noi, in sala, ci sia chi sa dare un’univoca definizione di “eurobond”. Me ne stupirei, perché con il termine “eurobond” si indicano tante cose diverse; principalmente due. La prima, implica l’idea della cosiddetta “mutualizzazione”, di una messa in comune dei debiti pubblici dei vari stati; magari attraverso una graduale sostituzione dei titoli nazionali che vanno in sofferenza, con titoli europei. Si perverrebbe, in tal modo, a una con- divisione di parte del debito pubblico nazionale esistente, fra stati “virtuosi” e stati Riformare l’Italia e l’Europa per competere e crescere 38

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