Palermo2014 CONVEGNO NAZIONALE Riformare l'Italia e l'Europa

L’impresa va bene, però è importante che ne vengano definiti i limiti, che vengano determinati tutti i processi e le caratteristiche dei prodotti perché, in fondo, del- l’impresa, secondo la burocrazia europea, non ci si può fidare. È questo eccesso di burocrazia che pesa sulla struttura e sulla competitività delle imprese. Il fatto che in Europa manchi la visione e la leadership è anch’esso frutto di una scelta in qualche modo ideologica. L’Europa ha rinunciato alla politica industriale, come del resto anche l’Italia. Si è pensato che la regolazione del mercato, la crea- zione di autorità indipendenti, fosse una cosa che consentiva di lasciare sgombro il campo dalla politica. Noi ci confrontiamo con gli Stati Uniti, ci confrontiamo con la Cina, ci confron- tiamo con altri sistemi dove invece le politiche industriali sono fortissime. La tutela della concorrenza è sacrosanta, ma questo non può impedire la concentrazione delle imprese e il fatto che le imprese possano competere a livello mondiale con gli Stati Uniti, la Cina e il resto dell’Asia. Questo significa rinunciare a fare del- l’Europa un sistema in grado di competere a livello mondiale. Noi non abbiamo bisogno di rivoluzioni, abbiamo bisogno di pragmatismo, di realismo, di rinuncia alla burocrazia, di attenzione all’impresa. Questo è quello di cui abbiamo bisogno in Europa e credo sia importante che noi lo facciamo sentire come imprenditori. Deve essere detto forte e chiaro che l’Europa vive se ha delle imprese solide, se ha delle imprese che competono a livello mondiale, se ha delle imprese che vanno in direzione della crescita e si lascia fare alle imprese quello che le imprese devono fare. Che l’Europa stia attenta a non perdere il patrimonio più importante che ha, che è il proprio sistema imprenditoriale. V IRMAN C USENZA Grazie anche al Cavaliere del Lavoro Bernabè per la carica di passione che ha messo nell’intervento. Io invece metto un pizzico di pepe e mi rivolgo al professore Moa- vero Milanesi per chiedergli se non c’è stato una sorta di tradimento o, se vo- gliamo, di un deragliamento rispetto al mandato iniziale, cioè rispetto al patto che si è stipulato nel ’92 con Maastricht. Riformare l’Italia e l’Europa per competere e crescere 46

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