Palermo2014 CONVEGNO NAZIONALE Riformare l'Italia e l'Europa

2. L’Europa da costruire 47 C’è per esempio una tesi che, diciamolo francamente, è molto provocatoria però con qualche fondamento giuridico. È quella del professore Guarino che sostiene che i trattati firmati da Carli poi siano stati traditi attraverso un’applicazione dei regolamenti da parte della commissione che ha perso di vista la visione iniziale che era quella della crescita dei paesi.Tant’è che oggi, dice Guarino, siamo ad un euro falso rispetto a quello vero di Maastricht. Ripeto è una tesi provocatoria, però le chiedo se oggettivamente l’Europa burocra- tizzandosi non ha perso di vista quella mission che invece Bernabè esemplificava. E NZO M OAVERO M ILANESI Come in tutti i consessi umani, anche in quello dell’Unione europea si commet- tono degli errori, si possono fare le cose meglio, si possono fare le cose peggio. Parlare di un “tradimento di missione iniziale“, per quello che posso valutare io, mi sembra francamente eccessivo. In ogni ambito istituzionale e di convivenza so- ciale si confrontano posizioni, idee diverse e si cercano sintesi e vie democratiche per decidere; così è nelle sedi europee, come in quelle nazionali o locali, in parla- mento, nei consigli comunali, fino alle assemblee di condominio. Ora, in Europa, si sono sempre confrontate due linee di pensiero principali. Una di stampo più liberista, che affida al funzionamento del mercato una funzione re- golatrice; visione che non a tutti piace. Per esempio, in Francia, al momento del referendum sul Trattato Costituzionale, poi respinto, veniva definita “linea anglosassone” – in senso non propriamente elogiativo – e sembra sia stata determinante a orientare il voto verso il no. L’altra linea si potrebbe definire più “statalista“, favorevole a interventi pubblici nell’eco- nomia; una linea che richiede un attento equilibrio nella raccolta e nella redistri- buzione delle risorse e necessari freni ai rischi di invadenza della “politica“ nella vita economica e delle imprese. Le due visioni si sono intersecate in una miscela che tutto sommato non ha portato – nella mia personale valutazione – effetti ne- gativi; piuttosto ha forgiato l’essenza del modello socio economico europeo. È la cosiddetta “economia sociale di mercato“, improntata a un liberalismo solidale.

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