Palermo2014 CONVEGNO NAZIONALE Riformare l'Italia e l'Europa

Riformare l’Italia e l’Europa per competere e crescere 50 Infine, a chi si illude che queste negligenze siano proprie solo al settore pubblico, mi permetto di ricordare che succede lo stesso con riguardo ai fondi Ue per la ri- cerca e lo sviluppo tecnologico. Questi sono banditi direttamente dalla commis- sione europea con gare europee aperte alle aziende e ai centri ricerca. Ebbene, la capacità italiana di vincerli è pari alla metà del teorico livello obiettivo cui po- tremmo puntare. Dunque, ci sono problemi gravi, di inadeguatezza o distrazione, anche nel settore privato. Di questo, occorre essere consapevoli per non illudersi che tutte le negligenze siano imputabili alle pubbliche amministrazioni e ai governi centrale o locali, che pure devono compiere un salto di qualità ed efficienza. V IRMAN C USENZA Non la voglio interrompere ma per il secondo giro c’è poco tempo, volevo dare la parola al professore Quadrio Curzio al quale voglio fare la stessa domanda, cioè quella appunto di quanto in realtà ci sia di provocatorio o di fondato nel fatto che i regolamenti comunitari della commissione abbiano tradito il mandato dei trattati. A LBERTO Q UADRIO C URZIO Un primo punto mi sembra importante. Per quanto riguarda i regolamenti euro- pei, non vi è dubbio che ci sia una continua dialettica tra l’esigenza di regolazione e le esigenze di politiche “vere” e di visione “alta”. La dialettica non soccombe al- l’eccesso di regole nella misura in cui chi ha la leadership politica ha la forza suffi- ciente per contrastare la parte burocratica e le sue meccaniche interne. Probabilmente l’Europa, negli ultimi anni, non ha avuto una leadership politica sufficientemente forte per contrastare la forza della regolazione e della burocrazia. Il secondo punto che non va perso di vista è che tutte le previsioni prospettano un divario di crescita tra Eurozona e Stati Uniti che si accentua. Lo stesso dicasi per il tasso di disoccupazione rispetto a quello degli Stati Uniti, che sarà almeno di 5 punti più basso di quello europeo. L’Europa deve quindi rilanciare la propria crescita perché altrimenti – con una di- soccupazione fisiologica all’12% e giovanile al 25% – si potrebbe creare una situa-

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