Palermo2014 CONVEGNO NAZIONALE Riformare l'Italia e l'Europa

3. Le riforme per essere protagonisti in Europa 69 esaminiamo la diffusione e l’incorporazione dell’information technology, il ritardo maggiore è nei servizi non tradable – cioè in quelli non aperti alla concorrenza come lo è invece ad esempio la telefonia – e nella pubblica amministrazione. La chiave di volta per mutare questa situazione è dunque una colossale svolta di effi- cienza, produttività e informatizzazione in particolare nella pubblica amministrazione. Noi abbiamo una pubblica amministrazione che porta l’intero paese in stallo. Si è visto anche nel caso dell’Expo a Milano. Se siamo arrivati a dover lavorare a tappe serrate “in zona cesarini” per realizzare un’opera come l’Expo, è perché le procedure della pubblica amministrazione rendono impossibile oggi realizzare in tempi e costi certi pressoché qualunque cosa. Poi per carità ce la faremo, ne sono sicuro, gli italiani alla fine ce la fanno. Ma anche quel che è successo con gli scan- dali e le inchieste, dipende dal modello sbagliato di pubblica amministrazione. La over-legislazione è una selva che allontana le imprese oneste, e copre con le sue frasche corrotti e conniventi. E agli scandali non si reagisce con semplificazioni radicali, ma con altri livelli aggiuntivi di regole e controlli. L’effetto è paradossale. Regole e sovra-regole contribuiscono ad alimentare la sfi- ducia, non a dissiparla. Ed è una logica a catena: l’Europa non ha fiducia nell’Italia, l’Italia non ha fiducia nelle regioni, le regioni non hanno fiducia nelle scuole, alle scuole non diamo l’autonomia, alle università la diamo a parole ma poi arriva il Tar e sentenzia che non possono decidere di tenere insegnamenti solo in inglese. Diciamolo: è l’autonomia sfiduciata, la vera regola italiana. La regola che produce declino economico e rovina di quel capitale imprescindibile che è la fiducia. Tutto deve essere rideclinato invertendo questo paradosso. Ed eccomi alla conclusione, alla risposta alla sua domanda. Il cattivo utilizzo ita- liano dei fondi europei è una conseguenza dello stallo italiano, dello stallo creato dal motore pubblico dello stato. Non servono mille o diecimila regole. Per usare meglio i fondi europei come per tutto il resto, servono drastiche semplificazioni accompagnate da più responsabi- lità, più indipendenza, più autonomia.

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