Palermo2014 CONVEGNO NAZIONALE Riformare l'Italia e l'Europa

portarci davvero a costruire una nuova dimensione europea, un’Europa diversa in un confronto che non sia quello di sterile contrapposizione tra chi è da sempre euro-ottimista e cadendo nella logica della retorica difende l’Europa a prescindere, e chi invece in maniera crescente è euro-scettico e quindi butta via l’Europa a pre- scindere. Io mi iscrivo nella lista di coloro i quali, federalisti convinti, hanno sem- pre avuto nei riguardi dell’Europa un approccio molto severo e molto realista. Io voglio più Europa, voglio un’Europa migliore ma non voglio questa Europa, voglio un’Europa che consenta, non un’Europa che impedisca, voglio un’Europa che apra spazi di libertà e rafforzi i diritti, non che invece si nasconda dietro logiche di bu- rocrazia e di sterile accounting ragionieristico per negare opportunità ed equità. Voglio un’Europa che sappia riconquistarsi ogni giorno il proprio diritto in qualità della vita e solidarietà e non creda invece di poter avere questa rendita garantita per sempre. Un’Europa che sappia competere e far leva sulle sue risorse e dare occasioni e op- portunità ai suoi giovani, anziché continuare a mortificarne le opportunità e con- dannarli alla disoccupazione. Un’Europa che guardi al futuro e che non resti incollata ai fasti del passato, un’Europa che sia consapevole della sua forza e non un’Europa che invece creda che questa forza resti per sempre immutata senza rin- novarsi e rinvigorirsi. Un’Europa più politica e non un’Europa delle burocrazie, un’Europa che abbia la capacità soprattutto di darsi un’identità ed una visione e che abbia il coraggio di discutere e di decidere quali siano le sue radici e le sue identità culturali, non un’Europa che abbia paura di affrontare questo tema e lo sommerga dietro pagine e pagine di sterile costituzione che, giustamente, nessuno ha avuto più la forza di portare avanti. Perché se noi non costruiamo quell’Europa, abbiamo questa Europa dalla quale non possiamo tornare indietro ma che non ci porta certamente avanti. E quindi noi siamo obbligati a rimettere in discussione questa Europa per rico- struirne una migliore, un’Europa che esca fuori dall’alternativa e dal pendolo del metodo comunitario da un lato, più fortemente accentuato e centralizzato sulla burocrazia, e del metodo intergovernativo dall’altro lato che ha dimostrato tutti i limiti e tutti gli egoismi delle visioni nazionalistiche degli stati. Un’Europa, quindi, che sia in grado di costruire e di darsi una nuova dimensione politica e istituzionale 4. Intervento conclusivo 89

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