Perugia2016 WORKSHOP Educazione all'arte e alla cultura

L’educazione all’arte e alla cultura: il ruolo delle istituzioni pubbliche e dei privati 112 La patria della cultura e dell’arte, quindi, pur alimentando vocazioni e passioni artistiche, riesce a tradurre in opportunità concrete di lavoro, solo una quota mi- nima dell’investimento fatto in formazione. A poco serve formare un bravo mu- sicista o direttore d’orchestra, se l’ambiente in cui questo dovrà essere inserito professionalmente non è in grado di offrire adeguate opportunità. Parlare di edu- cazione, soprattutto se professionale, implica anche una riflessione sugli obiettivi che questa si pone: ed è evidente che, se questi vengono conseguiti solo in minima parte, a farne le spese è il valore stesso del percorso formativo e la sua reputazione. La salute precaria che connota l’intero sistema culturale del Paese, ha penalizzato la valorizzazione e la dinamicità di un settore che all’estero non solo produce oc- cupazione, di diverso titolo e grado, ma consente soprattutto anche a chi con il proprio lavoro “produce cultura” (artisti, musicisti, intellettuali, scrittori, etc) di alimentare un circuito virtuoso in cui valore culturale ed economico si integrano a vantaggio di entrambi. Se consideriamo infatti il volume di occupazione generato complessivamente dal settore culturale, il confronto tra l’Italia e gli altri paesi europei risulta imbaraz- zante, soprattutto tenuto presente il potenziale di sviluppo che potrebbe avere da noi. Con 602 mila lavoratori (il 2,7% del totale degli occupati), ne abbiamo quasi la metà della Germania (1milione 183 mila, il 3% dell’occupazione), del Regno Unito (più di 1 milione, pari al 3,5% degli occupati) e 100 mila in meno della Francia (713 mila). Peraltro, è da segnalare il caso di alcune nazioni, quali Svezia, Olanda e Svizzera, dove il settore cultura assorbe da solo circa il 4% dell’occupa- zione (fig. 4).

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