Perugia2016 WORKSHOP Educazione all'arte e alla cultura

bilità, la tenuta del sistema culturale. Capisco che si possano incontrare alcuni problemi, perché è chiaro che un museo troppo affollato ha problemi. Ma non se vengono scandite nel tempo le visite e si riesce a programmare un uso sostenibile del museo. Capisco che le grandi città d’arte soffrano dall’arrivo di un numero di turisti in eccesso, ma anche lì ci sono misure per programmare e per ordinare l’af- flusso dei turisti. Personalmente, a chi avanza questo tipo di critiche, rovescio sem- pre un interrogativo, con il quale intendo concludere: ma se a Firenze o a Roma non andassero i turisti, se agli Uffizi non entrasse nessuno tranne poche persone o pochi studiosi che vanno lì per ragioni di studio, se all’Accademia non entrasse nessuno tranne coloro che sono interessati a vedere le opere d’arte, quelle città d’arte avrebbero la stessa attrattività? Quelle città d’arte sarebbero quello che sono state in tanti secoli nella vita di questa Europa? Sicuramente no. E allora, forse, dobbiamo fare i conti con la realtà. La valorizzazione è una cosa indispensabile, perché bisogna far cadere la presun- zione che la cultura debba essere una cosa per pochi eletti, per pochi informati; che tutti quelli che vanno al museo siano già formati come storici dell’arte e non possano essere giovani curiosi di apprendere. Perché si apprende anche a pelle, at- traverso un’opera d’arte, che cosa quella significa per se stessi e per la propria co- munità. V IRMAN C USENZA Bene. Ringrazio il professor D’Andrea il quale, dopo Sgarbi, ha cercato di mettere sul banco degli imputati la stampa, uno sport, diciamo così, abbastanza diffuso nel nostro Paese, omettendo in tal modo la responsabilità politica di una sottovalutazione decennale, per non dire secolare, dell’attenzione a criteri di efficienza, d’impresa e di valorizzazione del patrimonio culturale. Attenzione posta da pochissimo tempo, cioè da quando i giornali hanno cominciato a martellare su alcuni aspetti. Vorrei ricordare un recente episodio che ci fa capire quanto, per fortuna, la coscienza pubblica abbia fatto passi da gigante rispetto a quegli anni Settanta di cui parlava Vittorio. In occasione della polemica tra il direttore della Reggia di Caserta e i sin- dacati, quando mai avremmo affrontato sui giornali – e quindi nel dibattito pub- 2. Relazioni 27

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