Perugia2016 WORKSHOP Educazione all'arte e alla cultura
Nei classici del pensiero estetico, uomini come Friedrich Schiller, passando per Kant e arrivando fino a Marcuse se vogliamo, capirono bene che l’educazione este- tica è l’integrità della persona. Perché questo da noi è messo così tanto in discus- sione? Se l’educazione estetica è veramente l’unica che ci dà una comprensione integrale dell’uomo, quella che mette insieme il dovere, ciò che si deve fare con l’istinto, la natura e via discorrendo, perché mai siamo così riluttanti? Secondo me ci sono ragioni di vario genere, alcune delle quali schiettamente eco- nomiche. Il nostro non è più un paese ricco, quindi ha difficoltà a concepire cul- tura e arte come non superfluo. C’è un’altra cosa però, forse più profonda, più difficile da dirsi fra di noi, e ce la dobbiamo dire molto fra di noi. L’Italia ha un passato culturale enorme che schiaccia il presente e il futuro. Io faccio filosofia da tanti anni, è un territorio che vede prima di me Croce, Vico, Tommaso d’Aquino, Giordano Bruno. È difficile paragonarsi con queste persone. Vedi il loro volto se- vero che ti guarda da dietro e ti senti sempre incapace. La tua capacità di sviluppare le stesse cose per il futuro è davvero un confronto impari. Tu vorresti fare una cosa nuova e vedi Pompei, Ercolano. È difficile. Noi abbiamo un passato troppo grande per le nostre possibilità ed è su questo che dobbiamo lavorare, dobbiamo essere all’altezza del nostro passato. E qui la strada è stretta, ma a mio avviso chiarissima: se non si passa per le humanities non si sarà mai all’altezza di quel passato. Avremo sempre paura del nostro passato, finché non avremo il coraggio di affrontarlo. Questa è la mia ricetta generale, semplice e, a mio avviso, necessaria. Come d’al- tronde fanno tutti i paesi che hanno fiducia nel futuro. Dagli Stati Uniti al Giappone, l’idea che una persona che abbia un ruolo impor- tante nella società non passi per gli studi umanistici è considerata una follia. Dob- biamo fare questo per riscattare l’enorme capacità culturale che abbiamo dietro e proiettarla verso il futuro. Perché è vero quanto diceva Cusenza all’inizio, penso che ci siano due esagerazioni selvagge: “la cultura è il nostro petrolio” e “con la cultura non si mangia”. Chiaramente è qualcosa di mezzo. La cultura può servire a rendere migliore il Paese, a renderlo più produttivo, più intelligente, serve diret- tamente al turismo. Le ultime statistiche che ho visto mostrano con chiarezza che addirittura il 75% dei turisti che passano per il nostro Paese non vengono per ra- gioni paesaggistiche, ma per ragioni culturali. Il 75% è tanto, ma serve anche a ri- 2. Relazioni 29
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