Perugia2016 WORKSHOP Educazione all'arte e alla cultura

qualificare il centro urbano. Un centro urbano che vive nella cultura e per la cul- tura è qualificato e si vive meglio, e se si vive meglio si produce meglio e serve per dare un senso a quello che è il made in Italy. Cos’è il made in Italy se non il retaggio di un gusto cresciuto nei secoli attraverso l’arte? È questo, e quindi è produzione indiretta. Ma secondo me serve anche a qualcosa di più: crea rapporti umani più decenti. Un posto in cui la cultura è vis- suta come quotidiano crea persone che si rispettano di più, persone che ricono- scono nell’altro un partner di una grande legacy , il patrimonio culturale delle nostre nazioni. Questo crea quella fiducia reciproca nel trust che secondo me è il vero problema dell’Italia in generale e del Mezzogiorno in particolare. Io ho un esempio che uso sempre, quello dei semafori della mia città, Napoli. Come sapete i semafori a Napoli sono consigli, non ordini, sono suggestioni e non categorie, e questo dipende perché non si ha fiducia nell’altro. Io credo che il rilancio della cultura, in termini molto generali e senza essere neanche troppo ottimisti, serva a creare rapporti intersoggettivi migliori e quindi a creare un tessuto in cui l’im- prenditoria è possibile. Noi siamo ancora un paese in cui qualsiasi lavoro si faccia nel mondo del business si fa con dieci avvocati dietro. Questo non va bene perché non c’è fiducia negli altri. Dobbiamo rendere più svelto, più attivo il nostro Paese: parlo con Cavalieri del Lavoro che questo lo sanno benissimo. Da noi si perde troppo tempo per vedere che cosa si può fare prima di farlo. Dobbiamo spostare il peso da quello che sta attorno a quello che si deve fare, all’oggetto del fare. E se- condo me, per fare questo, lo studio umanistico serve molto perché ti dà il senso di chi sei, come voleva Schiller, come voleva Kant, come voleva Goethe, come vo- leva persino Marcuse, che certo non era un fautore dell’imprenditoria capitalista. Ora, come questo si possa vedere nelle istituzioni aumentando la partecipazione pubblica, secondo me, nelle linee generali, è abbastanza evidente. Prendiamo università e scuole: sono state martoriate nel nostro Paese, tartassate, i bilanci ridotti in maniera impressionante. Se voi girate per i dipartimenti di let- tere, filosofia e scienze umane in Italia vi mettete a piangere. Mura scrostate, per ogni professore che va in pensione se ne prende un decimo. Stanno praticamente chiudendo, stanno chiudendo per decreto. Non stanno chiudendo perché il caso vuole così, ma perché non c’è finanziamento. Guardate che scuola e università ita- L’educazione all’arte e alla cultura: il ruolo delle istituzioni pubbliche e dei privati 30

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