Perugia2016 WORKSHOP Educazione all'arte e alla cultura
liane funzionano, non è vero che non funzionano. Ho avuto la fortuna nella mia vita, ormai abbastanza lunga, di insegnare praticamente in tutti i continenti e an- cora oggi gli studenti della scuola e del liceo italiano e dell’università italiana sono i migliori del mondo. I migliori del mondo. Se si fa una minima selezione, come quella che io sono riuscito a fare alla Luiss, la mia università, abbiamo gli studenti migliori del mondo e questo non bisogna dimenticarselo. Io ho insegnato ad Har- vard, a Princeton. I nostri studenti sono migliori, non peggiori. Soprattutto quelli del primo anno. Quindi il nostro liceo ancora funziona. Abbiamo il coraggio di questo, investiamo in questo, smettiamola di vedere l’università come un insieme di classifiche, smettiamola di trasformare i professori e gli studenti in catalogatori di dati imbecilli e cerchiamo di farli studiare, cerchiamo di farli credere in qualcosa. Basta con l’università fatta di comitati e classifiche. Nella vita di un professore universitario di oggi sono circa sei/sette ore di comitati e riempimento di carte che mostrano quello che tu avresti fatto nella vita. Ma non è meglio farli studiare e scrivere? Ancora una volta questa è mancanza di coraggio. Semplicemente un Paese che non crede in se stesso. Voi sapete quale è la ragione di tutto questo? Così hanno distrutto la scuola prima e stanno distruggendo l’università adesso. E la ra- gione è che il lavoro intellettuale non viene considerato lavoro. Allora se tu firmi carte, riempi schedari e fai comitati, esisti. Sennò non esisti. Se studi, non esisti. Io quando ho visto uno studente che stava chiuso in una stanza a studiare sono sempre stato felice. Quello non produceva niente per l’Italia e produceva moltis- simo per se stesso e per il paese invece. È su questo che bisogna puntare, è per questo che le humanities sono fondamentali e questo bisogna dirselo in tutte le sedi opportune. Ora, nell’ultimo periodo della mia vita, e con questo vado a chiudere, mi sono occupato molto del problema di cui parlava Cusenza prima, cioè come rivitalizzare la cultura nella regione da cui provengo, la Campania. Mi sto occupando della cultura nella Regione e ovviamente sono esposto al conflitto permanente tra un’enorme ricchezza culturale – nel sound e nel teatro Napoli è la prima città del mondo, e se non è la prima è la seconda, insomma è paragonabile con New York, non con le altre – e una miseria parallela che è gestionale e organizzativa. Per questo ho predisposto la prima delibera della mia vita – un po’ tardiva, ci sono ar- 2. Relazioni 31
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