Perugia2016 WORKSHOP Educazione all'arte e alla cultura

con il corpo, ore e ore passate a fare Bach. Intanto fai tante cose contemporanea- mente, conservi un bene culturale e allo stesso tempo lo valorizzi. È uno di quei temi di cui si parla sempre. Se poi c’è qualcuno che ti ascolta, si può dire che hai fatto centro. La meritocrazia è assolutamente ovvia, è lampante, non c’è altro modo di emergere se non quello di essere i più bravi. Il contesto internazionale ormai è sempre più duro, sempre più forte, sempre più competitivo. Ed è sempre stato così. Pensate Charpentier, quello del Te Deum della sigla dell’Eurovisione, è venuto come tutti facevano per fare un upgrade di formazione a Roma, a studiare con Carissimi per imparare lo stile italiano. Nel frattempo un italiano, un toscano, Lulli, va in Francia e diventa Lullì, diventa il cocco di Re Sole e inventa lo stile francese. Quando il povero Charpentier torna in Francia, si trova superato da questo signore che nel frattempo aveva acquisito il potere di decidere qualunque tipo di musica si facesse in Francia, di darla ai mu- sicisti, quasi impedendogli di lavorare per tutta la vita. Quindi, in quel caso, pos- siamo dire che il tentativo di aggiornamento è stato superato da un caso vero di globalizzazione. Sembrano cose del passato, ma Microsoft, Apple, Bill Gates sono storie che ritroviamo. Questo tema di confronto internazionale la musica lo ha sempre avuto. Io credo che se qualcuno di noi fosse catapultato su un pianeta sconosciuto e avesse un pomeriggio per impadronirsi di una porzione della cultura di quel posto, più che stare a leggere codici che riguardano l’organizzazione penale e civile del paese, forse farebbe bene a cercare di sentire quello che è, di vederne qualche opera d’arte, di ascoltarne la musica. Non per diventare più buono, perché la musica e l’arte non fanno diventare più buoni. I nazisti si spellavano le mani per gli ebrei che suonavano e cantavano la nona di Beethoven a Theresienstadt, salvo mandarli su- bito dopo nei campi di sterminio. Però Beethoven a loro piaceva tanto e non erano certo diventati più buoni. Non è questo il punto, ma per entrare dentro lo spirito di un popolo, occorre comprendere come le figure, i processi, il pensiero si fanno arte e cosa raccontano. È questo il modello di comprensione fondamentale per acquisire la consapevolezza di una cultura, ancor più necessario soprattutto in que- sta società fluida, dove l’impatto sociale e il costo sociale dei fenomeni migratori ha una valenza gigantesca. Ed è uno dei motivi per cui, in convegni come questo, L’educazione all’arte e alla cultura: il ruolo delle istituzioni pubbliche e dei privati 36

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=