Perugia2016 WORKSHOP Educazione all'arte e alla cultura

La spesa pubblica è una follia assoluta. Per cui, evidentemente, spendere in musica è meglio che spendere in cemento. Però è troppo complicato pensare che non ab- biamo più un Ministro del bilancio che stabilisca che questa è una spesa e questa non lo è. Proprio nella fattispecie di quelle spese che citavo nell’ambito delle piccole cose di cui mi sono occupato, il restauro del Mosè di Michelangelo, poco tempo dopo fu pulito il Davide di Michelangelo all’Accademia di Firenze, grande tre volte il Mosè di Roma, e abbiamo speso trecento milioni di lire. E come era possibile pas- sare da quattro miliardi a trecento milioni? Poi arriva Koelliker, prima di essere denunciato per una cosa buona fatta per prestare un’opera che, essendo notificata, lo ha visto poi andare sotto processo perché non lo aveva comunicato. Non par- liamo delle notifiche e degli altri orrori di questo ministero di disperazione e di follia: per esempio i carabinieri sequestrano opere d’arte vere ai collezionisti e in compenso presentano opere d’arte false, come l’ultimo Goya che è una crosta da duemila euro, come se fossero un capolavoro. Ma stavo dicendo dell’ultimo restauro di Koelliker: restaurare la Pietà di Ronda- nini, che era abbastanza inutile, gli è costato centoventi mila euro. Allora quattro miliardi, trecento milioni, ma cosa deve costare pulire un pezzo di marmo? Evi- dentemente costerà qualcosa perché occorre chiamare appunto il fotografo, il ra- diografo, fare un convegno, mettere insieme una serie di persone. Non saprei dire, ma la musica probabilmente ha vissuto nel corso del tempo la condizione di una materia che non essendo mai stata scolastica, ma sempre legata alla produzione di spettacolo, ha dovuto avere grandi registi, grandi interpreti: ciò è costato e ha pro- dotto anche degli effetti. Se tu chiami un grande tenore è evidente che quello at- trarrà delle persone. Però poi mi rendevo conto, quando cercavo di regolare anche quel mondo, che se tu fai uno spettacolo bellissimo alla Scala, perché resta soltanto alla Scala? Perché la produzione, che è una cosa bella, deve esser vista solo da die- cimila persone ricche o da quelli che sono abbonati? E i poveri cosa devono vedere? La televisione cosa fa? Voglio dire, la materia è talmente complessa che ci avete dato un tempo troppo limitato. Per tornare alla materia su cui mi avevi stimolato in precedenza, la questione delle denunce, bisogna dire che sulla prima pagina dei giornali, al tempo del grande L’educazione all’arte e alla cultura: il ruolo delle istituzioni pubbliche e dei privati 40

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