Perugia2016 WORKSHOP Educazione all'arte e alla cultura

Ecco noi abbiamo immaginato, attraverso un percorso a volte faticoso, dove andare e cosa fare. Le prime cose importanti riguardavano lo sviluppo del territorio in senso ampio: quindi essere vicini alla sanità e ad altre attività, attraverso i bandi per il restauro delle opere d’arte in tutto il territorio di competenza di questa fonda- zione. In Umbria vi sono esattamente sei fondazioni bancarie. Alcune sono medie, altre più piccole della nostra. Poi c’è quella piccolissima di Città di Castello, che chiamiamo la “Cenerentola”, perché ogni volta che hanno bisogno di fare qualche intervento ci mettiamo tutti insieme e li aiutiamo. Si tratta infatti di una fondazione bancaria che copre un territorio significativo, ma con poche risorse disponibili. Noi abbiamo cercato, fin dalle origini, di dotarci di una sede e di altre strutture che consentissero alla nostra fondazione di guadagnare prestigio, destinando una parte delle rendite annuali, senza intaccare il patrimonio, all’acquisto di opere d’arte. Naturalmente non si va a comprare opere d’arte la mattina al mercato, bi- sogna avere pazienza. E di pazienza ne abbiamo avuta tanta, perché nel corso degli anni abbiamo avuto la possibilità di acquisire con forme legittime, spesso da fa- miglie o da istituzioni che ce le hanno vendute, importanti opere d’arte. Qualcuno di voi ieri sera ha avuto la possibilità di ammirare un bel nucleo di opere d’arte che abbiamo potuto esporre: non tutte infatti sono di proprietà della fon- dazione, ma solo una parte, quella più significativa. Poi vi è un altro grande con- tenitore dove sono custodite le ceramiche, tra le più belle raccolte in Umbria. Sicuramente le nostre fanno parte di due importanti collezioni, che nel tempo ab- biamo avuto la possibilità di acquisire e di rendere fruibili in un palazzo prestigioso come Palazzo Baldeschi, sul corso di Perugia. Ma non è finita qui. Occorre molta pazienza, lo ripeto, perché è dura anche qui a Perugia, città che qualcuno in questa sala ha definito “la città dei mormoratori”, cioè coloro che qui in corso Vannucci, salendo e scendendo, continuano a mormorare ed impediscono di fare qualsiasi cosa. Io vivo a Gubbio e quindi non sento i mormoratori. Quando arrivo qui cerco di portare un po’ di vivacità e di idee che possono essere costruite insieme, dando stimoli a questa comunità che sicuramente ne ha molto bisogno. Anni or sono abbiamo cercato di realizzare, insieme ad altre istituzioni, alcune mostre particolarmente impegnative. Quella sul Perugino ad esempio, andando a L’educazione all’arte e alla cultura: il ruolo delle istituzioni pubbliche e dei privati 52

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