Perugia2016 WORKSHOP Educazione all'arte e alla cultura

Per ora ne abbiamo accettato un piccolo numero, circa dodici, ma vi sono anche altre donazioni. Addirittura ci vengono offerti immobili: una volta li destinavano alla Chiesa, oggi invece alla fondazione, perché in questi anni si è agito con grande serietà. Tante persone ci hanno dato fiducia e spesso ci offrono beni che possono contribuire alla crescita della nostra comunità. Ebbene, tutte queste attività rappresentano, a mio avviso, un faro che può testi- moniare la nostra competenza verso una comunità estesa, che non include solo Perugia, ma anche quella di Assisi, quella di Città della Pieve e di Todi e, natural- mente, quella della mia città che è Gubbio. Qui a Perugia è noto adesso, ieri sera avete avuto modo di vedere la Sala Lippi, un immobile in passato adibito a con- tenitore bancario che abbiamo riordinato e risistemato. Si tratta di un bene qua- litativamente di valore, molto apprezzabile anche dal punto di vista architettonico, con un mix tra il liberty del primo Novecento e il periodo del fascismo. In alcune sale erano riportate iscrizioni, come ad esempio il ventiduesimo anno del fascio nell’ingresso, che naturalmente lo valorizzano e lo identificano. Attraverso questi contenitori – oggi con la mostra specifica denominata “I tesori della fondazione”, domani con altre mostre tematiche che andremo a fare – in- tendiamo dare una spinta alla comunità locale. Abbiamo sempre collaborato con l’amministrazione comunale di Perugia, indipendentemente dal colore politico. È tuttavia necessaria la capacità di fare, non quella di promettere tanto e poi di non fare. Noi siamo imprenditori: siamo qui e siamo ben lieti di fare, invece sap- piamo che quando si parla troppo vuol dire che non si vuol fare. Desidero ringraziare tutti voi per essere venuti così numerosi in questa occasione. Abbiamo cercato di concentrare tutto in questa via, in corso Vannucci: i soggiorni, gli incontri dei consigli nella sede della fondazione, la cena. Oggi continueremo sempre stando qui, non ci muoviamo. Perché questo è un centro storico così bello, così apprezzabile che vale la pena di investirci e di dare un’ulteriore spinta a questa comunità. Cosa può fare, allora, una fondazione bancaria come la nostra? In questa zona vi è un immobile che voi Cavalieri del Lavoro non conoscete. Si chiama Tur- reno, è un grande cinema da duemila persone ormai dismesso, che potrebbe di- L’educazione all’arte e alla cultura: il ruolo delle istituzioni pubbliche e dei privati 54

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