Perugia2016 WORKSHOP Educazione all'arte e alla cultura

alcuni bellissimi pavimenti cosmateschi e per renderli duri prelevano il porfido delle colonne. Ne facevano delle cruste, che poi utilizzavano per i pavimenti. Il XVI secolo, l’epoca di Raffaello, Sangallo, Vignola, vide la commistione di marmi e cotto. Un esempio bellissimo è Palazzo Sacchetti a Roma, per il quale vennero utilizzati marmi più teneri, come le brecce o gli alabastri, e si avviò quel virtuosismo dei tavoli in marmo che da Roma si estese a Firenze, fino ad arrivare a Bernini, grandissimo personaggio del barocco. Nel Settecento l’attenzione fu posta sulle grandi collezioni di frammenti e sui cam- pionari di marmi, per giungere all’Ottocento, quando finisce il potere temporale della Chiesa e nel 1870 la storia dei marmi arriva al termine. Perché ci interessa così tanto questa materia? Perché secondo noi ha un valore as- soluto, se messa a confronto con le altre forme artistiche. Anzitutto vi è un’età geologica della materia assolutamente straordinaria: alcuni porfidi del deserto orientale d’Egitto hanno un tempo di formazione della pietra fino a 5 miliardi di anni, o altri come il serpentino di Grecia che ne ha “solo” 250 milioni. La lavora- zione presenta aspetti unici: si parte da alcuni grandi blocchi, che creano tanti problemi di trasporto, poi via via si passa attraverso la sgrossatura con le subbie, la sbozzatura con la gradina, la finitura con punte e raspe, infine una lucidatura fatta con la pomice, che rende lucente la materia. Un’altra particolarità assoluta attiene alla tridimensionalità che le altre arti non hanno e che induce a lavorare un’opera per uno, due anni. La nostra fondazione – dicevo – è stata istituita nel 2004 nel ricordo di mio padre, poi estesa anche a mia madre Ernesta. Noi gestiamo e conserviamo le raccolte della nostra famiglia, le raccolte d’arte che si trovano nella glittica: un numero si- gnificativo di opere, ospitate in due sale dei Musei Capitolini, che spaziano nel- l’arco di cinque millenni. I Musei Capitolini sono il più antico museo del mondo e sono lieta del fatto che abbiamo potuto contribuire a portare a Roma qualcosa che da Roma proviene. Perché la glittica è fatta di intagli, cammei, sigilli: è quel microcosmo che viene maggiormente studiato ed osservato e che non è possibile fare nella grande scul- L’educazione all’arte e alla cultura: il ruolo delle istituzioni pubbliche e dei privati 70

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