Perugia2016 WORKSHOP Educazione all'arte e alla cultura

Siamo passati da una visione nella quale l’Europa veniva immaginata, ai tempi di Jacques Delors e di chi prima di lui aveva immaginato l’Europa del ’92, come provvida di effetti benefici, di grandi opportunità e di grandi ricchezze, ad un’Eu- ropa oggi matrigna austera, che toglie risorse e impone povertà e restrizioni. Da questa dimensione se ne esce soltanto se abbiamo la capacità di costruire un progetto politico identitario e valoriale dell’Europa completamente diverso. E ciò non può essere fatto se non riconoscendo le nostre radici fondamentali. Lo scontro di civiltà, piaccia o meno, oggi non può essere negato, e non si può dire che si può far pace con gli altri se chi ti sta di fronte vuole fare la guerra con te. La logica in grazie alla quale usciremo da un conflitto sempre più violento, duro e cruento, è quella di riuscire, avendo forza nella propria identità, ad affron- tare anche il rapporto con l’identità degli altri. Fino a quando non avremo la con- sapevolezza e la forza di riconoscere la nostra identità, non avremo neppure la capacità di affrontare, in pace, ogni conflitto di generazione, di cultura e di civiltà con chi oggi cerca di negare la nostra civiltà. Questo è il tema fondamentale con il quale noi oggi ci misuriamo. Ho speso gran parte della mia vita viaggiando per ragioni di lavoro più all’estero che in Italia, prima da presidente di Confindustria e ancora oggi come rappresentante di me stesso e della mia impresa in giro per il mondo, e devo dire con grande franchezza che mi sono trovato molto spesso in confronti difficili e imbarazzanti nei quali veniva puntato il dito contro l’Italia, venivano criticate o contestate moltissime contraddizioni del nostro Paese. Nella gran parte dei casi, ad opera di italiani che spesso all’estero facevano buon gioco nel cercare di sentirsi più internazionali, col- pendo quanto più possibile l’Italia stessa. In tutti quei casi, sempre orgoglioso di essere meridionale e italiano, ho affermato con grande determinazioni le mie radici e ho sempre difeso l’Italia senza mai ver- gognarmene, pur essendo intellettualmente consapevole delle debolezze e delle contraddizioni del nostro Paese. Tuttavia, devo ammettere di non aver mai provato il livello di vergogna che ho vissuto recentemente, in occasione della visita del pre- mier iraniano Rouhani, quando ancora una volta non solo non abbiamo avuto il coraggio di affermare, ma abbiamo addirittura negato – con le vicende delle statue 4. Interventi conclusivi 89

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