Roma 2022 - Convegno Nazionale "Tecnologia e innovazione per una transizione energetica"

CONVEGNO NAZIONALE TECNOLOGIA E INNOVAZIONE PER UNA TRANSIZIONE ENERGETICA Il contributo dei Cavalieri del Lavoro Roma, 24 settembre 2022 Palazzo dei Congressi Viale della Pittura, 50 FEDERAZIONE NAZIONALE CAVALIERI DEL LAVORO

FEDERAZIONE NAZIONALE CAVALIERI DEL LAVORO GRUPPO CENTRALE CONVEGNO NAZIONALE 2022 TECNOLOGIA E INNOVAZIONE PER UNA TRANSIZIONE ENERGETICA Il contributo dei Cavalieri del Lavoro Roma, 24 settembre 2022 Palazzo dei Congressi Viale della Pittura, 50

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1 SALUTI ISTITUZIONALI......................................................................... pag. 5 VITTORIO DI PAOLA Presidente del Gruppo Centrale dei Cavalieri del Lavoro ROBERTO GUALTIERI Sindaco di Roma I CAVALIERI DEL LAVORO E IL NUOVO PARADIGMA ENERGETICO.................................................................... » 15 FRANCO BERNABÈ Cavaliere del Lavoro, Presidente di Acciaierie d’Italia LO SCENARIO INTERNAZIONALE DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA ............................................ » 29 LORD JONATHAN ADAIR TURNER Presidente della Commissione sulla Transizione Energetica, ex Presidente della Commissione Britannica sul cambiamento climatico EVOLUZIONI DELLE RETI E NUOVE FRONTIERE TECNOLOGICHE ............................................................................................ » 65 Tavola rotonda CLAUDIO DESCALZI Amministratore Delegato di Eni STEFANO VENIER Amministratore Delegato di Snam STEFANO ANTONIO DONNARUMMA Amministratore Delegato di Terna FRANCESCO STARACE Cavaliere del Lavoro e Amministratore Delegato di Enel Modera: FEDERICO FUBINI Giornalista del Corriere della Sera 2 3 3 Indice 4

L’IMPRESA E LA SFIDA DELL’INNOVAZIONE PER LA TRANSIZIONE ENERGETICA ................................... » 93 Tavola rotonda CATIA BASTIOLI Cavaliere del Lavoro, Amministratore Delegato di Novamont FABRIZIO DI AMATO Cavaliere del Lavoro, Presidente di Marie Tecnimont ANDREA ILLY Cavaliere del Lavoro, Presidente di Illy Caffè ALESSANDRO PROFUMO Cavaliere del Lavoro, Amministratore Delegato di Leonardo AURELIO REGINA Cavaliere del Lavoro, Responsabile del settore energia di Confindustria GIANFELICE ROCCA Cavaliere del Lavoro, Presidente del Gruppo Techint UGO SALERNO Cavaliere del Lavoro, Presidente Amministratore Delegato del Gruppo Rina Modera: FEDERICO FUBINI Giornalista del Corriere della Sera CONCLUSIONI .............................................................................................. » 129 MAURIZIO SELLA Presidente delle Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro GALLERIA FOTOGRAFICA ..................................................................... » 139 5 6 7 4 Tecnologia e innovazione per una transizione energetica

SALUTI ISTITUZIONALI 1

7 1. Saluti istituzionali VITTORIO DI PAOLA Presidente del Gruppo Centrale dei Cavalieri del Lavoro Un caro saluto al signor Sindaco e un grazie per aver accettato il nostro invito. Un caro saluto a tutte le colleghe e i colleghi Cavalieri del Lavoro e un saluto particolare al dottor Gianni Letta, un grande amico dei Cavalieri del Lavoro. Un saluto agli illustri relatori che saranno poi la sostanza del nostro convegno. Qualche considerazione. Devo dire che siamo partiti per tempo con il convegno, fin da febbraio, seguendo l’idea di iniziare con una serie di workshop preparatori sulla materia del convegno che, è inutile dirlo, è un argomento decisivo per noi e per le future generazioni. Ovviamente siamo partiti per tempo anche per fissare le locations, gli alberghi perché, come sapete, fissare un convegno di questa rilevanza a Roma non è una cosa semplice nella buona stagione, che è in pratica tutto l’anno. Andando avanti nel tempo, gli eventi, la guerra in Ucraina e il suo aggravamento, i problemi connessi al costo dell’energia che sono diventati importanti e, se mi consentite, anche gli effetti dei cambiamenti climatici di cui negli ultimi tempi abbiamo avuto una dimostrazione pratica, è inutile che parli della Marmolada, dell’inondazione che ha danneggiato e impattato sui nostri amici delle Marche, ai quali dichiaro tutta la nostra vicinanza, le Marche è una regione cara a noi tutti ma è anche una importante regione del Gruppo centrale e, con il passare del tempo, quindi l’idea di cambiare il titolo al convegno in emergenza energetica è sicuramente avanzata in me. Poi mi sono sentito con Franco Bernabè, che mi ha affiancato nell’organizzazione, soprattutto per l’argomento di questo convegno, e abbiamo deciso di confermare il tema del dibattito. Ci sono varie considerazioni: sicuramente l’ottimismo della ragione, sicuramente siamo Cavalieri del Lavoro, imprenditori, dobbiamo pensare a un futuro non solo nostro, ma delle prossime generazioni, con l’impegno di affrontare la complessità che tutto questo comporta. Bisogna quindi andare avanti pensando, sì, a un futuro ad emissioni zero considerando però i vari aspetti e i ri-

8 Tecnologia e innovazione per una transizione energetica svolti economici e occupazionali di questi cambiamenti, come affrontarlo sarà il tema del convegno. di cui parleremo oggi. Sentiamo parlare di ripristino delle centrali a carbone, il problema del nucleare che abbiamo abbandonato, è chiaro che le complessità sono di altissimo livello. Fra le altre cose, all’inizio della mia carriera, da giovane, costruivo una centrale nucleare vicino a Bologna e ricordo che fummo fermati dal referendum. Abbiamo deciso quindi di andare avanti con il titolo che rileggo: Tecnologia e Innovazione per una Transizione Energetica. Quello che non potevamo prevedere è stata una crisi di governo nella seconda metà di luglio, nel mese di agosto una campagna elettorale con la data indetta per le elezioni coincidente con la data del nostro convegno che era organizzato su tre giorni: venerdì, dove abbiamo fatto l’Assemblea; il sabato e la domenica. C’è stato un momento di imbarazzo, mi sono sentito con il Presidente Sella e con Franco Bernabè e abbiamo deciso di andare avanti. Troppo importante era l’argomento, il tema, per rimandarlo e l’unica alternativa era rinviarlo all’anno successivo. Come ho già detto a Roma non è facile trovare location e alberghi, figuriamoci in ottobre. L’alternativa era il rinvio all’anno successivo, in primavera, una pessima idea perché, con il problema della pandemia rare sono state le occasioni di ascoltare la voce dei Cavalieri del Lavoro. Di base rimaneva l’importanza del tema. Faccio alcune riflessioni sul nostro convegno. Qui usciamo fuori dalla tecnica, dall’energia. Sono considerazioni che vogliono essere di buono auspicio per il sindaco Gualtieri riguardo la candidatura di Roma per l’Esposizione Universale del 2030. Oggi ci troviamo al Palazzo dei Congressi, penso che molti di voi lo conoscano, è un capolavoro assoluto dell’architettura e ingegneria post razionalista, di Adalberto Libera. Doveva essere il cuore pulsante, il centro dell’E42, Esposizione Universale di Roma del 1942. Chiaramente l’esposizione non si tenne a causa della guerra ma il palazzo era sostanzialmente finito tranne che per qualche ritocco che fu fatto nei primissimi anni ’50.

Questa sera saremo ospiti, per la nostra cena di gala, del Museo d’Arte Moderna che fu costruito per l’Esposizione Universale di Roma del 1911. È uno straordinario museo, c’è la più completa raccolta di opere dell’800 e del ‘900, che è stata governata, uso “governata” perché è il termine esatto, per trent’anni da un nome leggendario della cultura italiana, Palma Bucarelli. L’Esposizione Universale del 1911 fu organizzata per i cinquant’anni dell’Unità d’Italia. Abbiamo quindi un fil rouge, che lega il Palazzo delle Esposizioni al Museo di Arte Moderna che spero possa suonare di auspicio per la candidatura di Roma a sede dell’Esposizione Universale del 2030, un evento a cui teniamo tutti moltissimo. Ovviamente siamo a Roma, dove c’è un patrimonio immenso di bellezza, di cultura, di architettura. Devo dire che abbiamo organizzato un convegno che sono certo vi piacerà moltissimo. Sabato mattina ho fatto una passeggiata di un’ora e un quarto, per vedere se esistevano alcune criticità per gli spostamenti che faremo alla fine del lunch che avverrà nell'altra ala del Palazzo delle Esposizioni, quella sotto la volta a crociera che è veramente una meraviglia, in una atmosfera di tranquillità. Entreremo dall’Arco di Tito, poi arriveremo ad una facciata da cui si vedono tutti i Fori fino all’ufficio del Sindaco, ove molte volte mi sono affacciato dal suo terrazzino. Poi torneremo indietro, entreremo nel Tempio di Venere, recentemente restaurato, un sito archeologico meraviglioso. Franco Bernabè voleva predisporre lì il nostro Direttivo, sarebbe stato invero complicato da realizzare. Avendo poi fatto l’Assemblea invece che il Direttivo, il problema si è risolto da solo. Passeremo accanto alla Basilica di Massenzio. Quelli che hanno la mia età ricorderanno la Basilica di Massenzio come sede delle gare di lotta greco-romana nelle Olimpiadi di Roma del ’60, le grandi Olimpiadi. Nel Palazzo delle Esposizioni si svolgevano le gare di scherma. Questo evento memorabile è indelebile nella memoria. 1. Saluti istituzionali 9

In conclusione ci fermeremo su una terrazza dove il Papa inizia la Via Crucis, il Venerdì Santo, ove la vista si perde su una meravigliosa visione del Colosseo e dell’Arco di Costantino. Vi assicuro un’ora di bellezza e di meraviglia che vale veramente la pena di vivere, spero apprezzerete moltissimo. Questa sera, alla cena di gala, parlerò del museo. A questo punto passo la parola al sindaco Gualtieri, che ringrazio nuovamente per aver accettato il nostro invito. È una giornata particolare, perché è una giornata di silenzio elettorale prima delle elezioni quindi ci sono alcune defezioni. Ci siamo solo noi, ma credo che sia questo l’importante per quanto attiene al tema del convegno. Buon convegno e buon ascolto da parte nostra e mia. Tecnologia e innovazione per una transizione energetica 10

ROBERTO GUALTIERI Sindaco di Roma Un saluto e un ringraziamento ai Cavalieri del Lavoro, a tutti voi, in particolare al Presidente della Federazione, l’amico Maurizio Sella, e al Presidente del Gruppo centrale Vittorio Di Paola. Sono molto contento di avere l’opportunità di rivolgere il mio saluto personale e quello dell’Amministrazione Capitolina, in questo importante convegno, incontro, che svolgete a Roma dopo più di dieci anni. Roma è lieta di ospitarvi, di ospitare un confronto su temi così importanti in un periodo particolarmente delicato, denso di sfide e gravido di responsabilità e opportunità per l’Italia e per la sua capitale. Riconosco e saluto in platea tante personalità di primo piano della vita economica e sociale italiana che sono state insignite del cavalierato del lavoro per essersi distinte nella propria attività e nel contributo che non avete mai mancato di dare allo sviluppo, alla crescita del Paese e anche, è importante questo, alla qualità del nostro dibattito pubblico. Considero di grande rilievo il modo in cui non avete mai mancato di declinare, nel corso della vostra esperienza civile e professionale, il rapporto tra società e impresa, il tema della responsabilità sociale dell’impresa che acquisisce oggi un’importanza resa ancora più evidente dai processi profondi di trasformazione che interessano l’economia, il nostro vivere civile e che poi, in particolare, il doloroso decorso della pandemia, ha accelerato. Noi siamo di fronte a sfide senza precedenti ma anche ad opportunità enormi di rilancio e di trasformazione del Paese, del suo tessuto produttivo, sociale e civile e voi siete proprio sul terreno in cui queste sfide e queste opportunità si vivono e si affrontano in prima linea. Con molti di voi abbiamo avuto modo di collaborare direttamente in alcuni di questi momenti più delicati, credo con risultati positivi che hanno visto il Paese 1. Saluti istituzionali 11

saper fare fronte in modo coeso, a una pandemia e alle sue conseguenze economiche che potevano essere devastanti e che, invece, ci hanno visto insieme, capaci di reggere quell’urto e non solo, anche di contribuire a una nuova risposta dell’Europa che ha messo in campo la possibilità, per noi, di sostenere le famiglie, le imprese, il lavoro, nei mesi drammatici del lockdown, ma anche di mettere in campo un grande piano di investimenti finanziato, in forma comune, dall’Unione Europea che per l’Italia, con ogni evidenza, costituisce una grandissima e unica opportunità perché si concentra proprio su alcuni dei punti in cui ci sono le sfide e le opportunità: la transizione energetica, la sfida della decarbonizzazione, l’innovazione digitale, il grande tema della coesione sociale, la cultura, il trasferimento tecnologico, la scuola, l’università, la ricerca. Next Generation EU è l’opportunità del Paese non solo di avere risorse aggiuntive per sostenere l’economia, ma per affrontare i suoi problemi strutturali partendo da punti di forza che ci sono, che sono molto rilevanti e voi qui, le imprese in cui voi lavorate, che dirigete, siete tra i punti di forza. Adesso, naturalmente, oltre al compito di mettere a terra nei tempi previsti, le risorse dove il Pnrr è un tema che vede anche Roma impegnata in prima fila, abbiano cercato di assumere i tre grandi assi del Pnrr, non solo come descrizione dei singoli progetti di investimento che ci riguardano direttamente, come soggetto attuatore, o indirettamente, come luogo in cui avvengono, ma di orientare l’insieme delle politiche di Roma Capitale intorno a questi grandi assi. Abbiamo redatto un Next Generation Rome che cuba 8 miliardi di investimenti a cui poi si aggiungono gli investimenti privati che noi vogliamo favorire, incentivare, canalizzare, e che orienta tutte le politiche pubbliche: la mobilità, il ciclo dei rifiuti, la scuola, l’urbanistica, ecc., intorno agli assi della sostenibilità, dell’innovazione digitale e dell’inclusione. E pensiamo che la collaborazione tra le amministrazioni pubbliche, tra le politiche pubbliche e le imprese, sia decisiva proprio per cogliere questi obiettivi. A Roma abbiamo tanti ambiti di collaborazione con molti di voi, dalla realizzazione delle comunità energetiche al Rome Technopole, dalla sfida che noi consideriamo cruciale di dotare Roma di una infrastruttura digitale a 5G di nuova Tecnologia e innovazione per una transizione energetica 12

generazione capace di vestire la città e costituire uno strumento fondamentale per le imprese, le famiglie e per la Pubblica amministrazione, fino agli ambiti della mobilità e del sostegno all’impresa. Intorno a questi assi quindi possiamo e dobbiamo collaborare, come stiamo facendo bene e approfitto per ringraziarvi per quello che già state facendo, ma anche per chiedervi tutto l’impegno e sostegno nella importante candidatura e campagna elettorale, non quella del 25, sulla quale mi attengo rigorosamente al silenzio elettorale, ma alla campagna elettorale che vede Roma e l’Italia impegnate in particolare con Busan e con Riad per la sfida di Expo 2030 che sarebbe una straordinaria opportunità per Roma e per tutto il Paese. Voi, oggi in particolare, vi concentrate sul grande tema della crisi e della transizione energetica. Sono convinto che su questo, al netto dei temi su cui già stiamo lavorando insieme e che ci vedono cercare di contribuire a questa sfida, il livello del dibattito che si annuncia al vostro programma renderà questa mattinata particolarmente fruttuosa e utile per concorrere a definire insieme, sulla base già delle giuste posizioni assunte dal governo Draghi a livello europeo e nazionale su questi temi, ad accogliere fino in fondo le sfide di questa fase così difficile, ma anche la consapevolezza che il Paese dispone di una grande risorsa che è il suo sistema delle imprese di cui voi, come Cavalieri del Lavoro, rappresentate ed esprimete la punta più avanzata, più forte, un grande asset comune che noi abbiamo pubblico-privato di collaborazione, la base solida per immaginare un rilancio per parte mia e, mi permetto di dire, di tutte le istituzioni della Repubblica. Buon lavoro quindi e soprattutto l’impegno per una fruttuosa collaborazione reciproca. Grazie. 1. Saluti istituzionali 13

I CAVALIERI DEL LAVORO E IL NUOVO PARADIGMA ENERGETICO 2

FRANCO BERNABÈ Cavaliere del Lavoro, Presidente di Acciaierie d’Italia Buongiorno a tutti. Saluto i tanti amici che sono presenti in sala. Voglio fare riferimento al fatto che le difficoltà di cui accennava Vittorio Di Paola prima, nell’organizzare questo convegno, si sono dimostrate superate dagli eventi e il fatto che voi siete qui così numerosi e la scelta che è stata fatta di tenere il convegno nonostante la complessità del contesto in cui si svolgeva, è stata un’operazione che testimonia l’importanza che i Cavalieri del Lavoro attribuiscono a questo tema. Credo che questo sia un convegno diverso dagli altri. Normalmente i convegni sono fatti chiamando degli esperti esterni che ci raccontano le cose, che ci dicono come ci si deve orientare. Ma qui noi rappresentiamo l’essenza dell’industria italiana e credo che la testimonianza che deriva dai Cavalieri del Lavoro, sia più importante di qualsiasi esperienza esterna. È per questo che abbiamo voluto organizzare questo convegno in modo diverso rispetto agli altri facendolo precedere da un approfondito lavoro di indagine sulle tecnologie, sulle innovazioni, su tutto quello che l’industria gestita dai Cavalieri del Lavoro, è stata in grado di produrre ed è in grado di mettere a disposizione del Paese per questa sfida gigantesca che è la transizione energetica. Durante la preparazione del convegno, sapete che abbiamo fatto tre workshop, se ne è aggiunto un altro da parte dei Cavalieri del Lavoro che si occupano della filiera dell’industria automobilistica, e pochi giorni dopo il primo workshop, la Russia ha invaso l’Ucraina determinando una situazione di contesto completamente nuova. Ci si è posti il tema se questo cambiasse la prospettiva e la risposta è stata che questo non cambia la prospettiva, la accelera e ne ridefinisce il quadro quindi in qualche modo va affrontato un contesto diverso da quello che ci ponevamo all’inizio. Sono diversi i tempi, sono diverse le modalità, sono diversi i ritmi di questo processo di transizione. La guerra semmai ha reso più urgente e importante il lavoro 2. I Cavalieri del Lavoro e il nuovo paradigma energetico 17

di approfondimento che è in corso e che si svilupperà con le due tavole rotonde per le quali abbiamo il privilegio di avere i massimi responsabili dell’industria italiana che si stanno occupando, in questo momento, di gestire la crisi. La seconda tavola rotonda è dedicata interamente all’innovazione, a quanto di importante, di innovativo e di veramente buono l’industria italiana può mettere a disposizione in questo processo così complesso. La mia relazione sarà una relazione introduttiva che vuole darvi un quadro di riferimento per capire dove siamo perché l’emergenza fa sì che ci siano degli interventi di breve periodo. Il dibattito si concentra su oggi, sulle cose da fare immediatamente, ma è importante capire il contesto nel quale siamo venuti a trovarci, quali sono le cause che hanno determinato, nel lungo periodo, la situazione che noi dobbiamo gestire. Ricorderete che il mercato energetico è cambiato prima della guerra. Nel secondo semestre del 2021, eravamo appena usciti, timidamente usciti dalla pandemia, e abbiamo visto che cominciavano ad aumentare i prezzi dell’energia, soprattutto del gas, poi i prezzi dell’elettricità che sapete che sono collegati ai prezzi del gas per un meccanismo sul quale tornerò più tardi. L’opinione comune è che la crisi energetica sia staccata dalla vicenda della guerra. In realtà non è così. Quello che è successo è che ci sono state una serie di concause accidentali di tipo economico. C’è stata la ripresa dopo l’uscita dalla pandemia che ha accelerato la domanda, c’è stata la siccità che ha spostato la domanda di Gnl, anche le rinnovabili hanno creato una situazione di difficoltà perché è venuto a mancare il vento nel Mare del Nord, è venuta a mancare l’acqua in Brasile, tutta una serie di concause economiche e tecniche che, effettivamente hanno fatto pressione sul mercato. Senza però la manipolazione da parte della Russia, tutto quello che abbiamo visto, non l’avremmo sperimentato, infatti la situazione si è complicata quando ha cessato di vendere gas sul mercato spot, quando ha impedito che venissero riempiti gli stoccaggi in Germania, tema sul quale tornerò più tardi. Testimoni della responsabilità anche di alcuni paesi europei nella crisi energetica, è stata la manipolazione del mercato della Russia che ha creato le condizioni per l’esplosione dei prezzi prima che venisse dichiarata la guerra. Tecnologia e innovazione per una transizione energetica 18

Quando parliamo di sanzioni quindi, so che le sanzioni pesano moltissimo, tutti noi soffriamo enormemente per le sanzioni, ma dobbiamo anche sapere che chi ha dichiarato guerra all’Europa, prima di tutto, prima di aver dichiarato guerra all’Ucraina, è stata la Russia con comportamenti che sono stati del tutto irresponsabili. Credo che questo sia un tema che vada considerato perché chiarisce il contesto nel quale ci muoviamo. All’Europa questa guerra sta costando moltissimo anche in termini di competitività. Oggi abbiamo un prezzo del gas e dell’elettricità che è di gran lunga superiore, non solo a quello di altri paesi in via di sviluppo, la Cina e l’India beneficiano dell’Urals, del greggio russo con il 35, il 40% di sconto, inoltre la Cina ha anche il beneficio di sconti sul gas. Ma negli Stati Uniti il prezzo del gas è 30 euro a megawattora contro i 200 euro dell’Europa. Nella stessa Inghilterra il prezzo del gas è più basso, abbiamo 120, 130 euro a megawattora contro i nostri 200. Chi è stato colpito dall’attacco della Russia nei confronti dell’occidente, è stata prima di tutto l’Europa. E anche all’interno dell’Europa la situazione è molto diversificata perché abbiamo situazioni pesanti, come quella italiana, dove l’elettricità costa 500 euro a megawattora, ma in Francia, dove grazie al prezzo calmierato per il 60% dell’elettricità, siamo intorno ai 200 euro al megawattora, in Germania è intorno ai 250 euro, in Spagna c’è il cap sul prezzo del gas e siamo a 120 euro. La sfida che si pone per l’Italia è, quindi, di competitività nei confronti di tutto il resto dell’occidente ma anche nei confronti dell’Europa ed è una sfida che l’industria italiana deve e può vincere perché ha gli strumenti, le risorse, l’intelligenza, la capacità per vincerla, anche se questo ci posiziona in una situazione di grande difficoltà nei confronti di tanti altri paesi. Qual è stata la risposta dei governi a questa situazione complessa che si è verificata? La risposta è stata di due tipi: si è detto “sì” a tutti gli interventi di emergenza, al sostegno dei redditi delle famiglie, anche su indicazione delle organizzazioni internazionali che hanno detto che sì, bisogna utilizzare la spesa pubblica per sostenere i redditi delle famiglie. 2. I Cavalieri del Lavoro e il nuovo paradigma energetico 19

Il governo italiano questo l’ha fatto in modo importante, tant’è che nel primo semestre, grazie a una serie di provvedimenti varati dal governo, compreso il credito di imposta e tante altre cose, sia le imprese che le famiglie hanno sofferto di meno. Certo ci si chiede quanto questa situazione possa continuare, se possiamo avere un impatto che utilizzi la finanza pubblica per temperare la crescita dei costi che continua ad essere estremamente pesante. Ma la comunità internazionale e gli organismi internazionali di governo hanno detto di no agli interventi sui mercati dell’energia; hanno detto no alla modifica strutturale del mercato dell’energia; no al tetto del prezzo del gas; no alla modifica del meccanismo di collegamento tra il prezzo del gas e quelle dell’energia elettrica, cioè il famoso meccanismo del Pay as Clear, hanno detto sì alle centrali a carbone ma non sono intervenuti sui crediti Ets che sono destinati ad aumentare di prezzo con un ulteriore impatto sulla competitività. Occorre quindi riflettere sul perché si è dato questo tipo di risposta e non altri, alla crisi. A mio modo di vedere ci si devono porre tre domande importanti: la struttura del mercato dell’energia creato in Europa negli ultimi venti anni, è adeguata ad affrontare i temi che l’Europa ha messo sul tappeto e che si sono aggravati in seguito alla crisi? La seconda domanda è: i tempi della transizione sono compatibili con le esigenze di sicurezza ed economicità delle forniture dell’energia? L’energia è il motore principale dell’economia quindi il tema della sicurezza e dell’economicità deve avere assoluta priorità se vogliamo continuare ad avere un’industria. In terzo luogo, qual è il ruolo che occorre assegnare alle fonti fossili nel processo di transizione? Perché, fino ad adesso, il tema è stato che le fonti fossili non devono più esistere, devono scomparire, ma le fonti fossili continuano ad avere un ruolo importante anzi, nel momento in cui si è creata la crisi si è andati a utilizzare la fonte fossile più inquinante di tutti, cioè il carbone. Tecnologia e innovazione per una transizione energetica 20

Il tema delle fonti fossili non può essere esaurito in termini così perentori come è stato fatto nel passato. Farei una breve digressione sul tema di come si è arrivati a questo tipo di politica energetica. Sapete che le politiche energetiche devono ottemperare tre esigenze: di assicurare la sostenibilità ambientale, ma anche la sicurezza degli approvvigionamenti e l’economicità delle forniture. Ci sono tre temi contemporaneamente che vanno affrontati e vanno affrontati con degli strumenti adeguati. Se noi facciamo un po’ la storia di quello che è avvenuto nel passato, ci accorgiamo che purtroppo per una miopia un po’ di tutti i governi a livello internazionale, questi temi non sono mai stati affrontati in modo unitario, ma di volta in volta si è affrontato il tema che l’emergenza poneva in quel momento. Nel dopoguerra, per vent’anni, il tema della politica energetica non c’è stato, c’era Mattei che si occupava della sicurezza degli approvvigionamenti italiani e la diversificazione, il gas, però c’era il petrolio abbondante e a buon prezzo che costava 2 o 3 dollari al barile, quindi non c’erano problemi da affrontare in termini di sicurezza degli approvvigionamenti e, come dicevo, solo l’Italia che usciva dalla guerra, massacrata e con gravi problemi di approvvigionamento, si era posta il problema. Ma tutto cambia dopo la guerra dello Yom Kippur. Dopo quella guerra voi ricorderete, dato che siamo tutti diversamente giovani per non rammentarlo, le domeniche a piedi. Io andavo a trovare la mia fidanzata facendo decine di chilometri perché si erano interrotti tutti i trasporti. La risposta che venne data allora vide nella sicurezza degli approvvigionamenti il problema principale, l’obiettivo delle politiche energetiche. Nel 1975 il Ministro dell’Industria era Donat-Cattin. Sapete che cosa decise Donat-Cattin in quell’occasione? Di rendere meno burocratici i tempi e le modalità per gli investimenti nell’energia e di rilanciare il nucleare. C’era Caorso che aveva dei problemi di permessi e Donat-Cattin diede, nel piano energetico che venne approvato nel 1975, la possibilità di accelerare sui tempi della realizzazione dei grandi investimenti energetici. 2. I Cavalieri del Lavoro e il nuovo paradigma energetico 21

La risposta delle economie occidentali alla crisi del 1973 e quella successiva del 1979, fu straordinaria. In pochi anni il tema della sicurezza dell’energia e dell’economicità scomparve e l’Opec prese una batosta dalla quale non si riprese per lunghissimo tempo. Tant’è che l’ultimo anno in cui ero Amministratore Delegato dell’Eni, nel 1998-1999, in vent’anni il prezzo del petrolio era sceso a 12 dollari al barile, la reazione dei governi in termini di diversificazione delle fonti, in termini di risposta forte alla problematica dell’energia, fu tale che l’Opec venne messo in ginocchio. E questa è una lezione per i russi. Loro pensano di averci messo in ginocchio perché quello che ha detto Putin l’altro ieri in modo molto violento e inappropriato non ci deve spaventare. La Russia fra tre anni, non saprà dove metterlo il gas e avranno dei problemi giganteschi. Putin sta creando un problema a sé stesso. Qui parlo sotto il controllo dell’amico Claudio Descalzi, ma fra due o tre anni avremo il prezzo dell’energia che crollerà. Dobbiamo resistere i prossimi due anni che saranno comunque difficilissimi, nonostante tutti gli sforzi che il governo ha fatto per superare questa crisi. Alla fine degli anni ’90 il tema della sicurezza e il tema dell’economicità erano spariti dall’agenda delle politiche energetiche. C’era un clima d’opinione che era dominato dal neoliberismo, c’era la rivoluzione di Thatcher e Reagan, si pensava che il mercato avrebbe dato tutte le risposte alle necessità del sistema dell’energia. Ci fu, secondo me, un momento di svolta che è poco noto ma che è molto importante, cioè una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 1994 che dice sostanzialmente che l’elettricità è una commodity come le altre e quindi tutto quello che era stato fatto nel passato, la nazionalizzazione delle utilities elettriche, gli interventi dei governi, non servivano a niente, era il mercato che doveva occuparsi dell’economicità e della garanzia degli approvvigionamenti dell’energia elettrica e di converso anche di tutti gli altri elementi. Da questo derivò un atteggiamento proattivo da parte dell’Unione Europea. L’Unione Europea non aveva un mandato ad occuparsi dell’energia perché i trattati non lo prevedevano quindi la sentenza della Corte di Giustizia Europea del ’94 consentì all’Unione Europea di ricondurre il tema dell’energia sotto il cappello del mercato unico. Tecnologia e innovazione per una transizione energetica 22

Se l’energia quindi era una commodity come le altre, doveva entrare nel contesto del mercato unico e quindi doveva essere il mercato che ne assicurava la funzione. Tant’è che nel giro di pochi anni, vennero fatte tre direttive gas, che cambiarono completamente il mercato del gas: disintegrazione dei monopoli verticalmente integrati, creazione di tanti piccoli operatori nel mondo dell’energia. Chi fu il beneficiario di questa decisione dell’Unione Europea? Fu prima di tutto Gazprom che smise di confrontarsi con i giganti, perché nella mia epoca Gazprom si confrontava con l’Eni e con la Ruhrgas, che oggi sta fallendo, è sotto la tutela del governo tedesco, ha anche cambiato nome. Ruhrgaz ed Eni si confrontavano ad armi pari con Gazprom. Quella decisione lasciò a Gazprom un ruolo fondamentale nel mercato europeo, ma venne fatto ancora di peggio, soprattutto dai tedeschi. Cosa capitò? I tedeschi nel 2014 consentirono a Wintershall di vendere il più grande giacimento di stoccaggio europeo a Gazprom e di vendere l’attività di trading del gas. A Gazprom quindi venne consentito, in spregio alle direttive europee che impedivano la concentrazione verticale di monopoli verticali nel settore dell’energia, di integrarsi verticalmente dalla produzione al trading fino allo stoccaggio, con una decisione irresponsabile della signora Merkel, che tra l’altro in quel periodo negoziava il Nord Stream 2, nel 2014, e in spregio delle sanzioni che erano state fatte nei confronti della violenza, della guerra che nel 2014 era scoppiata tra Russia e Ucraina. L’Europa e la Germania soprattutto, hanno una parte di responsabilità per quanto sta succedendo. Non è quindi un problema che riguarda la Russia e l’Ucraina, è un problema che riguarda tutti noi, è un problema che riguarda il modo in cui affrontiamo le politiche energetiche e la risposta che va data deve essere una risposta seria e importante da parte del futuro governo. Da questo punto di vista, sono contento che oggi non ci siano i politici perché la voce che devono sentire è quella dell’industria italiana che, su questi temi, ha veramente tanto da dire. 2. I Cavalieri del Lavoro e il nuovo paradigma energetico 23

Non è finita qui la storia! Scusate se mi dilungo un po’ ma credo che sia importante. Dopo il tema del mercato, che poi creò tutte le cose di cui oggi stiamo cercando di occuparci chiedendo delle modifiche, che francamente non stanno arrivando, nel 2015 successe un’altra cosa. Diciamo che fatti i mercati dell’energia, il tema dell’economicità e della sicurezza erano scomparsi completamente dall’agenda delle politiche energetiche e quello che è diventato prioritario nelle politiche energetico, è stato giustamente il tema dell’ambiente. Il tema dell’ambiente è stato condizionato da due fatti che sono capitati nel 20142015: il primo è la mini crisi del 2014-2015 con il crollo dei prezzi dell’energia e il blocco totale degli investimenti nelle fonti fossili. Sono sette, otto anni che non si investe più nelle fonti fossili quindi siamo arrivati a questa crisi con un sistema di produzione di energia fossile, completamente fermo; il secondo fatto è ovviamente il trattato di Parigi del 2015 che impegna i governi a mantenere la temperatura sotto i due gradi con tutte le conseguenze che si sono avute perché questo, a sua volta, ha impattato sugli investimenti dell’energia. Ricorderete che nel 2016 è stata fatta la Task Force on Climate-Related Financial Disclosures, nel 2018 la HighLevel Expert Group on Sustainable Finance e nel 2020 si è arrivati alla tassonomia che di fatto, salvo che per il gas che è ancora da vedere perché non è ancora stata discussa completamente la questione, che impedisce di finanziare le fonti fossili. Analizziamo allora due cifre perché è importante capire l’Europa, che sta gestendo degli obiettivi estremamente ambiziosi in termini ambientali, che contributo può dare al tema ambientale globale. Nel 1980 l’Europa e l’Asia producevano 4 miliardi di tonnellate di CO2. Nel 2020 l’Europa produce 2 miliardi e mezzo di tonnellate di CO2, quindi lo ha ridotto fra un terzo e la metà, e l’Asia produce 20 miliardi di tonnellate di CO2. Qualsiasi sforzo gigantesco quindi fatto dall’Europa per la riduzione della CO2, senza un intervento massiccio da parte dell’Asia, è destinato ad avere conseguenze assolutamente irrisorie sul sistema ambientale. Tecnologia e innovazione per una transizione energetica 24

Non significa che l’Europa non lo debba fare, ma deve considerare che agisce in un contesto mondiale dove il resto dell’industria non ha gli stessi vincoli. L’Europa adesso il problema se lo sta ponendo, c’è il tema del Cbam, il tema degli energivori, però è un aspetto talmente complesso e delicato che va affrontato con un atteggiamento di maggiore umiltà, ascoltando di più la voce dell’industria, ascoltando di più quello che l’industria ha da dire sui temi energetici. Uno dei temi della transizione energetica, credo che ne parlerà ampiamente Francesco Starace più tardi, è quello dell’elettrificazione perché se si vogliono eliminare le fonti fossili, il modo per farlo è trasferire al sistema elettrico processi e prodotti. Le acciaierie sono impegnate fortemente in questa direzione ma tutto il sistema è impegnato. Pensate solo quello che significa, per il sistema industriale italiano, la trasformazione dall’auto con motore a combustione interna all’auto elettrica. Anche qui due cifre sono importanti: nel 1990 l’elettricità era il 17% dei consumi finali, nel 2022 siamo credo al 22% dei consumi finali. Abbiamo elettrificato cinque punti in trent’anni con 250 miliardi di incentivi alle rinnovabili e 800 miliardi di incentivi alle rinnovabili in Europa. La decarbonizzazione è un impegno titanico. Noi siamo andati dietro a Greta Thunberg, e va benissimo, tutto subito, immediatamente, ma la decarbonizzazione è un processo colossale, un processo titanico che impegna sicuramente tutta la prossima generazione che deve mettere al lavoro le risorse, le intelligenze, le capacità più elevate che il mondo industriale può avere. Quali sono gli insegnamenti che si possono trarre dal quadro che vi ho fatto? E questo non è un quadro che dice che dobbiamo rallentare ma dobbiamo accelerare sulla decarbonizzazione, dobbiamo porci il problema dell’ambiente ma dobbiamo farlo impedendo che succeda, per le energie rinnovabili, quello che è successo per il petrolio. Quando diciamo che la Cina inquina dobbiamo anche ricordare che la Cina ha 550 gigawatt di capacità di rinnovabili installate. La Cina è il più grande non solo produttore, ma il più grande attore nel mondo delle rinnovabili. Vogliamo che la Cina, di nuovo, ci condizioni non solo per quanto riguarda alcune materie prime, di cui si è assicurata il controllo in Africa, ma anche per quanto riguarda le tecnologie? No! 2. I Cavalieri del Lavoro e il nuovo paradigma energetico 25

Dobbiamo darci una mossa e non possiamo accettare che il mondo delle rinnovabili sia in mano alla Cina creando una nuova dipendenza energetica e creando un problema nuovo nella sicurezza e nell’economicità delle nostre forniture. Quello che dobbiamo ricordarci e quello che dobbiamo dire ai nostri rappresentanti politici e soprattutto al governo che si insedierà nelle prossime settimane spero, anche se temo che sarà un processo complicato, che i tempi dell’energia sono lunghi, non ci sono soluzioni rapide a un problema complesso. Ci sono voluti cinquant’anni perché l’economia del gas prendesse il sopravvento sull’economia del petrolio. L’energia è un sistema complesso che richiede tempi lunghi. Che i temi poi dell’economicità, della sicurezza e dell’ambiente vadano perseguiti tutti insieme, è un fatto. Non si può privilegiare un tema rispetto all’altro altrimenti avremmo magari le città più disinquinate del mondo ma dovremmo chiedere la carità perché sarà sparita l’industria. Il tema dell’ambiente in Europa poi, richiede che si dia un fortissimo sostegno all’innovazione. La cosa che è emersa e che emergerà dalla tavola rotonda a cui parteciperete fra poco, con le persone che hanno dato un contributo in termini di innovazione nel corso dei seminari che abbiamo fatto, è quanta ricchezza c’è di capacità innovativa, di capacità progettuale, di capacità realizzativa nell’industria italiana, questa deve essere messo al lavoro per risolvere il problema ambientale. Mentre alla tecnologia, negli ultimi quarant’anni, sono state dedicate risorse colossali ed è stato sviluppato il mondo che conosciamo oggi, che è un mondo che, effettivamente, ha creato un contesto molto interessante, nell’energia, innovazioni incrementali ne sono state fatte tantissime, ma innovazioni rivoluzionarie molto poche. C’è una potenzialità di innovazioni rivoluzionarie straordinaria. Ci sono tante imprese qui presenti che hanno dei progetti straordinariamente innovativi. Bisogna che l’Europa, ma soprattutto che il nostro governo, capisca che la tecnologia, le scelte tecnologiche devono essere lasciate all’industria, non può essere il governo che detta quali scelte, quali strade dobbiamo percorrere per promuovere la tecnologia. Tecnologia e innovazione per una transizione energetica 26

La tecnologia deve essere neutrale e deve essere l’industria a sceglierla. È stata la ragione del successo degli americani. Gli americani non sono andati a orientare con la politica industriale le scelte nella tecnologia. Hanno lasciato che gli imprenditori, gli scienziati, i tecnici, si esprimessero veramente ed hanno la straordinaria potenzialità tecnologica che ognuno di noi sperimenta in questo momento. Lo stesso deve avvenire per l’industria che ha una capacità di innovazione straordinaria che deve essere messa al lavoro. Il tema della sicurezza poi richiede che le fonti fossili non vengano lasciate come un elemento residuale da cacciare dalla porta perché continueranno ad avere un ruolo importante quindi vanno gestite, non è che nell’emergenza si utilizza il carbone perché è l’unica risorsa di cui dobbiamo occuparci. Le fonti fossili vanno gestite e non semplicemente dicendo che non si investe più in quelle fonti. Il gas. In Italia si è parlato tanto del gas che c’è, ma in Italia sono trent’anni che non si fa più esplorazione seria. È chiaro che se si fa esplorazione e non si può produrre, sono soldi buttati via, ma quelle cifre che girano sulle quantità di gas che sono disponibili, sono tutte cifre che nascono da lavori fatti trent’anni fa. La tecnologia, la sismica, l’interpretazione sismica, hanno fatto passi da gigante. Non sappiamo che cosa c’è finché non si fanno investimenti. Il tema è un tema importante che va trattato per quello che merita. E poi l’economicità. Su questo la mia posizione è la seguente. Si parla tanto di tetto al gas, decoupling del gas dall’elettricità, ecc. Credo che i mercati abbiano dato un vantaggio competitivo importante all’industria: per vent’anni abbiamo avuto prezzi del gas e dell’elettricità stabili e bassi. Questo è stato grazie ai meccanismi di mercato che, nel momento dell’emergenza hanno dimostrato di non funzionare. Però non possiamo buttare via il bambino con l’acqua sporca. Non bisogna definire delle soluzioni provvisorie o di emergenza che poi di emergenza hanno poco ma restano nel lungo periodo. Bisogna che il problema dei mercati venga affrontato in modo strutturato in modo da dare una risposta di lungo periodo mantenendo i vantaggi che ci sono derivati adesso dalla struttura del mercato. 2. I Cavalieri del Lavoro e il nuovo paradigma energetico 27

Scusate la conclusione ma devo dire che l’energia è una cosa seria. Torno sulla Thunberg. È bello che siamo stimolati dai giovani, però noi tutti abbiamo i capelli bianchi e sappiamo che cosa vuol dire fare impresa, che cosa vuol dire fare sviluppo e innovazione. Noi dobbiamo responsabilmente dire con forza che non ci sono soluzioni rapide, che non ci sono modi superficiali di affrontare temi così complessi come l’energia. Dobbiamo lavorare in modo da dare ai nostri paesi, alle nostre industrie, una prospettiva di lungo periodo di economicità, di crescita e benessere. Grazie a tutti. Tecnologia e innovazione per una transizione energetica 28

LO SCENARIO INTERNAZIONALE DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA 3

LORD JONATHAN ADAIR TURNER Presidente della Commissione sulla Transizione Energetica, ex Presidente della Commissione Britannica sul cambiamento climatico È un enorme piacere essere con voi, anche se solo on-line. La vostra conferenza di questa mattina ruota intorno alla tecnologia e all’innovazione per una transizione energetica. Il mio messaggio chiave è che il progresso sulla tecnologia e l’innovazione dovrebbe convincerci che è possibile ottenere una transizione energetica radicale verso una economia globale a zero emissioni di carbonio entro la metà del secolo, anche se questo percorso presenta alcune enormi sfide. Sfide delle quali, naturalmente, quest’anno abbiamo piena coscienza con l’invasione russa dell’Ucraina e con gli effetti che ha avuto sui prezzi dell’energia. Vi mostrerò la prima diapositiva (Slide 1, pag. 54), dovrebbe anche ricordarci l’importanza cruciale di una transizione energetica rapida e radicale, perché abbiamo osservato in tutto il mondo, e naturalmente in Italia in modo molto drammatico, alcuni eventi meteorologici estremi che non sono semplicemente legati al normale ciclo meteorologico che si svolge nei decenni, ma sono un chiaro messaggio che stiamo affrontando, per gli effetti climatici molto significativi. Il fatto che l’Italia del nord abbia avuto una terribile siccità durante l’estate e nel Pakistan ci siano stati enormi alluvioni è legato a un fenomeno noto come La Nina. Si tratta di un ciclo che si verifica da sempre. Ma la gravità dell’impatto, la dimensione delle siccità, e la dimensione delle alluvioni sta aumentando con il passare di questo ciclo, e peggiorerà a ogni incremento di 0,1 di gradi centigradi (Slide 2, pag. 55). Durante la conferenza Cop26 a Glasgow dello scorso novembre, il mondo si è impegnato a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi sopra i livelli preindustriali, o per essere più precisi, di avere una probabilità del 50% di riuscirci, perché dobbiamo ricordare che tutti i modelli climatici sono probabilistici. Non danno in alcun modo previsioni certe. Ma è assolutamente chiaro che, se vogliamo avere quel 50% di probabilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi cenTecnologia e innovazione per una transizione energetica 30

LORD JONATHAN ADAIR TURNER Chairman of the Energy Transition Commission, former Chairman of the UK’s climate change committee It’s a great pleasure to be with you even if only online. Your conference this morning is focused on technology and innovation for an energy transition and my key message is that progress on technology and innovation should make us confident that we can achieve a radical energy transition to a global zero carbon economy by mid-century, even if there are some very major challenges on Route. Challenges which of course, we’re very aware of this year with Russia’s invasion of Ukraine and with the energy price effects that that has had. But this year and going to have the first slide (Slide 1, page 54) please should also remind us of the crucial importance of a radical and rapid energy transition because we have seen across the world and of course, you have seen it dramatically in Italy, some extreme weather events, which are not just the normal cycle decade by decade of weather, but clear message that we are facing very significant climate change effects. The fact that Italy has had this terrible drought over the summer in the North and Pakistan, incredible floods is linked to a weather phenomenon known as La Nina. That is a cycle which has always occurred. But the severity of the impact, the scale of the droughts, and the scale of the floods, is increasing with each turn of that cycle, and will get worse with every next new 0.1 degrees centigrade of a warning (Slide 2, page 55). At Glasgow cop 26 conference last November, the world committed to limit global warming to 1.5 degrees centigrade above pre industrial levels, or more precisely, to have a 50% chance of doing that, because we have to remember that all climate models are probabilistic. They don’t give us absolute at certain predictions. But it’s absolutely clear that if we are to have that 50% chance of limiting global warming to 1.5 degrees centigrade, we will have to reduce emissions across the world to around net zero by mid-century (Slide 3, page 55). 3. Lo scenario internazionale della transizione energetica 31

tigradi, dovremo ridurre le emissioni intorno al mondo a circa zero entro la metà del secolo. Questa diapositiva mostra una recensione svolta dallo Ipcc (Pannello Internazionale sul Cambiamento Climatico), che riunisce tutti gli scienziati del clima del mondo, con diverse parti multiple, e potrebbe essere compatibile con un limite di 1,5 gradi centigradi, ma praticamente tutti indicano che potremo arrivare a zero emissioni intorno alla metà del secolo (Slide 3, pag. 55). La conferenza Cop26 di Glasgow dello scorso novembre ha stabilito una serie di impegni e accordi che aiuteranno a limitare ulteriormente la crescita delle emissioni. Ma se posso passare alla prossima diapositiva, dobbiamo affrontare la dura verità che anche con questi impegni concordati a Glasgow, non siamo su un percorso rivolto a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi. La International Energy Agency e altre importanti autorità hanno cercato di elaborare quale sarebbe l’impatto degli accordi di Glasgow. Nello scenario più ottimistico, quello in cui tutti gli impegni siano stati completamente conseguiti (inclusi alcuni ancora piuttosto vaghi), saremmo su un percorso verso un riscaldamento di 1,8 gradi. Se prendiamo semplicemente gli impegni e obiettivi più forti e chiari, potremmo essere su un percorso verso 2,1 gradi centigradi. Se ci concentriamo solo su ciò che hanno detto, ciò potrebbe essere conseguito entro il 2030. Poiché non penso di poter fare affidamento su questi obiettivi più ampi, potremmo essere su un percorso verso 2,4 gradi centigradi. Ma concentrandoci su temi sui quali le nazioni dispongono di politiche, cioè la regolazione dei prezzi del carbone, che porteranno a tale cambiamento, le stime ci dicono che giungeremo comunque a un riscaldamento di 2,7 gradi centigradi. Gli impatti che abbiamo visto sinora si sono verificati a un riscaldamento di 1,2 gradi, e peggioreranno ancora, c’è ancora tanto da fare. È perfettamente possibile in quest’anno di meteo estremo, e con la crisi energetica, essere un po’ pessimisti sul progresso della transizione energetica. Ma io credo che ci siano ragioni per essere ottimisti sul lungo termine. Al centro di quell’ottimismo sul lungo termine ci sono la tecnologia e l’innovazione perché abbiamo visto e continuiamo a vedere significativi progressi sulla tecnologia e la riduzione dei costi (Slide 4, pag. 56). Se guardate alle stime nella prossima diapositiva di ciò che chiamiamo costo legalizzato della produzione di energia solare o eolica a sinistra di questa tabella, in alcuni casi si Tecnologia e innovazione per una transizione energetica 32

What this slide shows is a review by the Ipcc the International Panel on Climate Change, which brings together all the climate scientists of the world have multiple different parts, which might be compatible with 1.5 degrees centigrade limit, but pretty much all of those show us getting to net zero emissions around mid-century. And that the Glasgow cop 26 conference last November, there were a set of commitments and agreements that will help to limit further growth in emissions. But if I can have the next slide, we have to face the blunt truth that even with those commitments agreed at Glasgow, we are not on a path to limit global warming to 1.5 degrees centigrade. The International Energy Agency and other trusted authorities have tried to work out what would be the impact of what was agreed at Glasgow. On the most optimistic scenario, where you believe that every one of those pledges is delivered in full, including some which were fairly vague, then we might be on a path to 1.8 degrees warming. If you simply take the stronger, clearer pledges and targets, we might be on the path to 2.1 degrees centigrade. If you said, I’m only going to focus on what people have said, they’ll get done by 2030. Because I really can’t rely on those longer targets, then we might be on path to a 2.4 degrees centigrade. And if you focus just on where countries actually have policies in place, carbon prices regulations, which will deliver this change, then the estimates are that we are still on a path to 2.7 degrees centigrade warming, the impacts we’ve seen so far, have occurred at 1.2 degrees warming, and they’ll get worse and worse, we have a hell of a lot still to do. So it’s quite possible in this year of extreme weather, under the energy crisis, to end up a bit pessimistic about our progress on the energy transition. But I think the long term reasons for optimism remain. And at the core of that long term optimism is technology and innovation because we have seen and we are continuing to seen quite remarkable progress on technology, and cost reduction (Slide 4, page 56). 3. Lo scenario internazionale della transizione energetica 33

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