Quando ho cominciato a raccontare questa cosa nella mia cerchia, due imprenditori amici e illuminati, Maria Paola Chiesi e Davide Bollati, hanno chiesto a me e a Jeffrey Sachs, che è questo economista americano specialista di sostenibilità che lavora con le Nazioni Unite ormai da quarant’anni, di creare una fondazione per estendere questo concetto di rigenerazione a tutto il resto delle attività economiche. All’inizio ci siamo trovati molto in difficoltà a scoprire una via che riguardasse anche la componente delle attività economiche che utilizzano risorse minerali. È chiaro che tutto il mondo dell’organico, che non riguarda solo l’alimentare perché lo stesso tessile o l’arredamento e ci sono decine di settori che, non si direbbe, possono considerarsi agricoli. Però per fare il salto ed arrivare con la teoria della rigenerazione a risolvere i problemi anche della parte del resto dell’industria, c’è voluto tempo. In realtà è una soluzione molto semplice. Il tema è che è il nostro modello di sviluppo, che si chiama estrattivo, ad essere intrinsecamente insostenibile perché noi non solo continuiamo a sfruttare, esaurendole, le risorse della biosfera e della geosfera, ma quello che facciamo è che produciamo un’infinità di inquinanti, di residui che poi si accumulano nella biosfera e la portano al soffocamento impedendo la cosiddetta rigenerazione spontanea. Questo è frutto di un errore secolare che è quest’idea del dualismo natura o cultura, cultura intesa come tecnologie, scienza, ecc., quindi la presunzione di Homo sapiens sapiens di poter curvare la natura ai propri bisogni e di poterla addirittura sostituire, come adesso sta cercando di fare con la conquista di Marte. Questo è un errore micidiale perché ci si dimentica che noi siamo figli della biosfera e la nostra vita dipende dalla biosfera perché quello che respiriamo, che beviamo, che mangiamo e la nostra stessa salute, dipendono dalla biosfera. Il tema quindi non è natura “o” cultura, ma è natura “e” cultura e questa, in qualche misura, introduce il tema della necessità della cosiddetta transizione ecologica per cui abbiamo ancora per pochi giorni un ministero. Transizione ecologica di cui certamente la transizione energetica è il primo passo, ma poi ci vuole quella agro-ecologica, di cui ho già accennato, e ce ne vogliono anche altre ancora. 107 5. L’impresa e la sfida dell’innovazione per la transizione energetica
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