Roma 2022 - Convegno Nazionale "Tecnologia e innovazione per una transizione energetica"

Oggi però è certamente la soluzione che dobbiamo trovare a breve termine, in emergenza, per una sospensione del mercato perché siamo in un’economia di guerra e nell’economia di guerra, pur essendo noi contrario alle leggi non di mercato, ci sono quei momenti nella storia in cui bisogna intervenire anche con misure che possono sembrare di natura emergenziale, lo possiamo fare in misura temporanea. Anche sospendere i meccanismi dell’Ets è uno di quegli effetti, visto le contraddizioni che sta creando sul mercato, che sarebbe logico e opportuno fare. Ma questo serve a preservare l’industria europea. Arrivo a dire che l’Europa è nata su un trattato che era quello del carbone e dell’acciaio. È nata con l’obiettivo di creare un mercato comune europeo che sapesse muoversi con regole comuni per affrontare l’evoluzione del mondo globalizzato. Questa idea europea può morire sull’energia perché se darà ancora luogo ad egoismi e a particolarismi, c'è il rischio di rompere un meccanismo politico prima ancora che economico. Le faccio un esempio: oggi come fa un’industria manifatturiera italiana che si trova alla frontiera della Francia, a pagare il prezzo dell’energia quattro o cinque volte di più nonostante tutti gli aiuti che ha avuto, rispetto al collega francese che ha avuto in dotazione il rilascio di energia elettronucleare a 42 euro a megawattora? Significa inserire questa azienda in un contesto di asimmetria competitiva che noi dovremmo avere, al massimo con gli altri continenti, non all’interno di un mercato unico europeo. Come fa l’industria ceramicola, ci sono amici qua che la rappresentano, a competere con la Spagna quando la Spagna è riuscita ad introdurre, proprio perché non è collegata con il resto dell’Europa, un price cap sulla produzione termoelettrica e quindi ha abbassato il prezzo unico nazionale dai nostri 450 a 200 euro a megawattora, questa è la situazione reale. Come possiamo immaginare di vivere in un contesto di tale asimmetria? Questa è la risposta forte che mi auguro sia data, perché si tratta di buon senso, che deve far valere la politica che è fondamentale per stare uniti in una comunità. Lo dico perché vorremmo non meno Europa, ma più Europa in futuro. 117 5. L’impresa e la sfida dell’innovazione per la transizione energetica

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