Se l’energia quindi era una commodity come le altre, doveva entrare nel contesto del mercato unico e quindi doveva essere il mercato che ne assicurava la funzione. Tant’è che nel giro di pochi anni, vennero fatte tre direttive gas, che cambiarono completamente il mercato del gas: disintegrazione dei monopoli verticalmente integrati, creazione di tanti piccoli operatori nel mondo dell’energia. Chi fu il beneficiario di questa decisione dell’Unione Europea? Fu prima di tutto Gazprom che smise di confrontarsi con i giganti, perché nella mia epoca Gazprom si confrontava con l’Eni e con la Ruhrgas, che oggi sta fallendo, è sotto la tutela del governo tedesco, ha anche cambiato nome. Ruhrgaz ed Eni si confrontavano ad armi pari con Gazprom. Quella decisione lasciò a Gazprom un ruolo fondamentale nel mercato europeo, ma venne fatto ancora di peggio, soprattutto dai tedeschi. Cosa capitò? I tedeschi nel 2014 consentirono a Wintershall di vendere il più grande giacimento di stoccaggio europeo a Gazprom e di vendere l’attività di trading del gas. A Gazprom quindi venne consentito, in spregio alle direttive europee che impedivano la concentrazione verticale di monopoli verticali nel settore dell’energia, di integrarsi verticalmente dalla produzione al trading fino allo stoccaggio, con una decisione irresponsabile della signora Merkel, che tra l’altro in quel periodo negoziava il Nord Stream 2, nel 2014, e in spregio delle sanzioni che erano state fatte nei confronti della violenza, della guerra che nel 2014 era scoppiata tra Russia e Ucraina. L’Europa e la Germania soprattutto, hanno una parte di responsabilità per quanto sta succedendo. Non è quindi un problema che riguarda la Russia e l’Ucraina, è un problema che riguarda tutti noi, è un problema che riguarda il modo in cui affrontiamo le politiche energetiche e la risposta che va data deve essere una risposta seria e importante da parte del futuro governo. Da questo punto di vista, sono contento che oggi non ci siano i politici perché la voce che devono sentire è quella dell’industria italiana che, su questi temi, ha veramente tanto da dire. 2. I Cavalieri del Lavoro e il nuovo paradigma energetico 23
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