L’Italia è stata uno dei primi paesi, grazie a Mattei, a sviluppare l’industria del gas e lo ha fatto creando delle connessioni fisiche con i paesi “amici”. Ha iniziato con l’Algeria, poi è venuta la Russia, poi la Norvegia quindi l’Italia è il paese che ha la maggiore connessione in Europa con il resto dei paesi produttori creando un legame diretto. A differenza di altri paesi, questi paesi produttori sono sempre stati in grado di fornire grandi quantità o perlomeno tutta la quantità che serviva all’Italia quindi, negli ultimi venti anni, non si è mai reso necessario andare a cercare diversificazioni. L’Italia ha storicamente avuto, come veniva ricordato, prima della realizzazione della più grande piattaforma galleggiante per rigassificazione al largo di Rovigo, una quota marginale di Lng perché arrivava tutto il gas fisico che tra l’altro era anche un gas a un prezzo competitivo. Poi si è costruita una piattaforma a largo di Rovigo e nei 75 miliardi di metri cubi di gas che si consuma in Italia, non più del 10/12% veniva da Lng. Quello che sta dicendo adesso Claudio è che noi dobbiamo cambiare radicalmente il mix di queste forniture, passare a una percentuale di Lng che è del 35%, del 50%, proprio per andare a prendere quel gas, che lui ha definito equity, cioè non dipendente da un paese produttore ma prodotto dagli operatori o da operatori che hanno delle relazioni di un certo tipo, e realizzare questa infrastruttura. Diceva bene Bernabè; l’industria energetica è un’industria che ha bisogno di ragionare su orizzonti temporali di dieci, quindici, venti anni, non solo per fatti esplorativi e strategie di mercato, ma anche per poter realizzare queste infrastrutture. Esiste in questo caso una piccola scorciatoia che è rappresentata da queste navi galleggianti. Di solito gli impianti di rigassificazione si fanno onshore in giro per il mondo, sono quasi sempre onshore. Ce ne sono ormai molti galleggianti perché rappresentano una soluzione flessibile e spostabile. Di queste navi in primavera ce n’erano in giro “disponibili”, sette-otto e ci è stato chiesto di andare a comprarne almeno due, prima una e poi due, e siamo riuscirti a comprare queste navi. È chiaro che comprare la nave non basta perché bisogna posizionarla e ancorarla perché è una nave a cui si affianca un’altra nave che porta il gas, scarica, si gassifica e si inietta nelle condotte che si interconnettono all’infrastruttura nazionale. Tecnologia e innovazione per una transizione energetica 76
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