A che livello siamo? È chiaro che se questa nave si può ancorare in un porto, non solo non bisogna fare una sea-line, cioè una condotta in mare per arrivare alla terra, ma la tratta che c’è dal porto alla rete nazionale, in alcuni casi, può essere molto breve. Nel caso di Piombino è lunga solo 8 chilometri. E lì c’è un molo che ha un pescaggio di almeno 15 metri, è un molo lungo più di 300 metri quindi in grado di ospitare queste navi che sono lunghe 300 metri. Non ce n’è un altro. Abbiamo fatto la prima audizione della Conferenza dei Servizi lo scorso 19 settembre. Forniremo ulteriori integrazioni informative, è già programmata una seconda audizione alla Conferenza dei Servizi, e per il 28 ottobre dovremmo, se tutto va bene, ricevere l’autorizzazione e in un tempo record, perché è una grande sfida, costruire questi 8 chilometri di gasdotto, gli ancoraggi e tutti i sistemi per raccogliere il gas rigassificato dalla nave che andremo a posizionare. Ravenna. A dimostrazione che non ci sono altre soluzioni possibili di questo tipo e che quella è l’unica, nel caso di Ravenna abbiamo identificato una soluzione che è leggermente offshore e richiede di ristrutturare un vecchio pontile che era usato per altro dall’Enel per alimentare la Centrale di Porto Tolle oltre che la Centrale di Ravenna, e lì andremo ad ancorare la seconda nave però i lavori ovviamente sono più lunghi e sarà possibile averla nell’autunno del 2024. Avremo aggiunto così 10 miliardi di metri cubi e 17 miliardi di metri cubi che diceva prima Claudio, arrivando a 28 su una domanda che oggi è di 75 miliardi e che, secondo gli scenari che abbiamo disegnato insieme a Terna, sarà almeno di 60 miliardi nel 2030. Andare oltre questi 10 miliardi pone una domanda. Qual è il ruolo strategico, dal punto di vista energetico, che vogliamo assegnare all’Italia? È chiaro che per posizione geografica, lunghezza delle coste e posizione nel Mediterraneo, considerate anche tutte le recenti scoperte dell’Eni e di altri operatori nel Mediterraneo orientale, se si vuol giocare una strategia, non dico Hub del gas, ma di gate, di porta del gas per l’Europa, è chiaro che bisogna fare una pianificazione e immaginare che si aggiunga una terza nave. Ovviamente non più guardando solo e soltanto alla domanda del Paese ma a quale apporto, quale contributo ai tavoli europei, può giocare l’Italia sfruttando questo ruolo che gli garantisce co4. Evoluzioni delle reti e nuove frontiere tecnologiche 77
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