Torino2018 CONVEGNO NAZIONALE La rivoluzione digitale

sto cosa vuol dire, però? Che dobbiamo capire anche i mercati come sono cambiati. Noi usiamo oggi parole che indicano prodotti diversi. Io ti dico la parola “auto- mobile”, beh, l’automobile può essere uno scatolino che fai sostanzialmente dalla Serbia all’ultimo paese dell’India e può essere una Lamborghini. Non sono lo stesso prodotto, sono prodotti differenti e differenziati. Così come è vero che con la di- gitalizzazione, i robot, con tutto quello che vuoi, oggi hai una possibilità che non avevi con 2.0, cioè la grande impresa fordista, quella che essendo a Torino si dise- gnava con gli ettari di Cinquecento tutte uguali; che è la personalizzazione del prodotto: cioè tu puoi fare sostanzialmente prodotti che siano macchine di pro- duzione, che siano prodotti finali, misurati su quel prodotto, tracciando - come dicevi tu prima - il prodotto in ogni momento. Beh, guarda che questo richiede quella capacità che viene da una storia artigiana, che mai in nessun posto come l’Italia è forte, con la capacità di coniugare anche le tue tecnologie che sono stru- menti. Perché altrimenti facciamo il feticismo dello strumento, facciamo il fetici- smo della macchina. Le macchine sono strumenti. Quando io guardo il mio telefonino e domando fra me e il telefono chi è lo smart, se la risposta è “il tele- fono” c’è qualcosa di sbagliato. Questo vale anche per le tecnologie. Quindi io credo che noi abbiamo molte imprese, molti imprenditori, molti luoghi in cui noi siamo leader. Tu prendi la bilancia dei pagamenti di questo Paese: ven- t’anni fa questo era un Paese che vendeva molto abbigliamento, non fashion, ab- bigliamento, molta agricoltura e alimentari, e un po’ di meccanica. Oggi il nostro export è fatto per i due terzi di tecnologie, questo è un Paese esportatore netto di tecnologie. È vero quello che diceva Jean-Paul, siamo anche esportatori netti di studenti eh, anzi, di dottorati. E allora il problema è rimettere insieme le cose. Allora io credo che in questo mo- mento noi abbiamo una grande opportunità. Io non faccio una storia… guardate, non sono un appassionato del 1.8, 1.9, 2.2; il problema è dove li metti. Se dob- biamo fare un investimento in questo Paese, in questo momento, non credo che sia un problema di consumi medi e bassi. Bisogna investire sulle persone, bisogna investire in scuole, bisogna investire in università, in ricerca, come dice Gino, e 5. Scenario di policy: una sfida per l’Italia 79

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