Torino2018 CONVEGNO NAZIONALE La rivoluzione digitale

Quindi io non credo alla stagnazione secolare ma al rallentamento secolare sì. Anche perché la produttività del nuovo sistema, diciamo della rivoluzione digitale non solo dell’industria - perché qui oscilliamo sempre tra Industria 4.0, che più o meno vale un quarto del Pil, e gli altri tre quarti però sono interessati dalla rivo- luzione digitale come tale - è in parte un maggiore prodotto, e questo tende non a scendere ma ad aumentare di meno nel tempo, e in parte a crescere in maggior tempo libero. Quando noi ci facciamo il biglietto da soli, come si diceva stamattina, abbiamo risparmiato del tempo. E cosa facciamo di questo tempo? Non lo sappiamo. Poi abbiamo nel capitale umano, come diceva Fitoussi, anche il futuro; non è solo il capitale tecnico, è il capitale delle mie speranze, dei miei piani, e c’è anche un pas- sato. Ora, la rivoluzione digitale rischia di portarsi via il futuro e il passato, e di schiacciarci su un presente. Anche perché i progetti industriali e i progetti impren- ditoriali di questa rivoluzione sono di durata molto più breve di quelli di una volta. Si dice che nell’informatica e nell’elettronica un mese vale un anno di un’in- dustria tradizionale, cioè il progetto poi richiede una grossa concentrazione di in- vestimenti, spese fisse iniziali e poi il costo marginale può essere una cosa che rimane costante, insomma, il costo di fare una operazione bancaria o un milione di operazioni bancarie, dopo che ho messo a posto il sistema è probabilmente uguale, praticamente molto vicino a zero tante volte. Quindi in questa situazione noi abbiamo un disorientamento complessivo. E per venire fuori da questo disorientamento complessivo bisogna probabilmente sosti- tuire le reti di sicurezza tradizionale fatte dal sindacato, che oggi possono servire ad accompagnare decorosamente verso la pensione industrie anziane, con delle reti più generali. Noi ci troviamo davanti al fatto che – l’ho letto l’altro giorno – uno studente americano che va in una scuola tecnica, parlo di studenti di scuola secondaria di quattro anni, impara una serie di nozioni; alla fine del quarto anno un terzo di quelle nozioni sono superate. Allora noi dobbiamo programmare che nel corso della vita ci siano dei periodi in cui la gente torni a studiare, e tra l’altro la grossa rivoluzione da fare oggi è nell’insegnamento. Noi avremo le lavagne elet- troniche ma la lavagna elettronica non è niente in confronto. Ormai cominciamo a vedere le notizie: “Ti insegniamo il serbo-croato, il russo, 40 lezioni e tu sai par- 5. Scenario di policy: una sfida per l’Italia 85

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