Torino2018 CONVEGNO NAZIONALE La rivoluzione digitale

dire anche bisogni in più. E la capacità di configurarsi come qualcuno che è capace di rispondere a dei bisogni ci apre uno spazio. Che siamo, credo, noi, proprio perché abbiamo sempre avuto questa attenzione, a doverlo in qualche modo sviluppare. Non si parlava di termini di pensione nel ‘51 eh, tanto uno arrivava a 63! L UCIANO F ONTANA Siamo quasi al termine di questa nostra discussione, professor Deaglio, ho colto la battuta, dice: «Bisogna progettarlo il futuro». In uno degli interventi è stato ricordato il discorso di Keynes del 1930 che era proprio “Prospettive economiche per i nostri nipoti”, che dava già il senso in cui si metteva anche in discussione la questione che la tecnologia aveva distrutto – 1930 - posti di lavoro completamente. Questo tema della società senza lavoro è un tema che lei vede possibile? È stato declinato anche in qualche forma un po’ ironica, da Beppe Grillo, con l’idea che ci sarà una società in cui potremo disinteressarci e saremo tutti liberi di non fare nulla, però mi interessa capire che dinamiche lei vede da economista. M ARIO D EAGLIO Una società in cui i confini tra il lavoro e il non lavoro sono sempre meno netti. Tutti abbiamo questo arnese in tasca. Più si è dentro alla macchina della produzione moderna, più questa compenetra- zione della vita col lavoro è frequente, intensa e importante. E su questo anche dovremmo riflettere, cioè fino a che punto poi è compatibile con una società che si rinnova, con una società che lascia perdere tante cose che invece vanno mante- nute. Questo è importante. Tra l’altro qui abbiamo guardato poco al lato sociologico, perché poi siamo eco- nomisti o comunque occupati nella produzione di tutti i giorni, ma guardate che questo modo di produzione sta spaccando la classe media. Con una rapidità e una violenza che non pensavamo, diciamo pure la verità, insomma, negli ultimi dieci La rivoluzione digitale 94

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=