Vaticano2015 La buona impresa

D ALL ’ AZIENDA ALLA FILIERA di A LBERTO B OMBASSEI Presidente Brembo Declinare “socialmente” la responsabilità che un’impresa ha nel sistema Paese e nel contesto globale in cui è inserita rappresenta per Brembo una caratteristica fondamentale del suo operare nel mercato dell’automotive sin dall’inizio della sua storia. Se è vero che tutte le aziende dovrebbero tendere a privilegiare una pro- spettiva di medio-lungo termine (quindi, di sostenibilità nel tempo) rispetto a una di breve, per Brembo questo tema, congiuntamente al bisogno di portare la ge- stione d’azienda ben oltre i dati puramente economico-finanziari, è talmente ra- dicato nella sensibilità del management, da rappresentare – potremmo dire – addirittura un tratto identitario. È, infatti, assecondando questa tensione a una visione integrata del business che, per primi in Italia e tra i primi in Europa, anni addietro abbiamo messo a punto e poi finalmente elaborato nel 1999 il nostro primo “Bilancio dell’Intangibile”. In quel documento all’inizio si percorrevano due binari paralleli, ovviamente alli- neati e costantemente interconnessi: da un lato, un “cruscotto” di indicatori utiliz- zati all’interno, dall’altro un documento per l’esterno che comunicasse in maniera più completa le nostre complessità e ricchezza. La metodologia utilizzata inizial- mente si basava su un approccio sviluppato a partire da altri modelli di riferimento e standard internazionali, applicati prevalentemente a organizzazioni intensive in termini di conoscenza e competenze. Dopo alcuni anni di rodaggio ha prevalso l’uso quale strumento di gestione interna secondo il modello Intellectual Capital Value, per consentire al management visi- bilità anche su aspetti meno tangibili del business, senza trascurare un accurato mezzo di comunicazione con tutti gli stakeholder, che descrivesse il nostro valore La Buona Impresa. Le sfide della globalizzazione e la sostenibilità sociale 34

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