Vaticano2015 La buona impresa

V IVERE E LAVORARE MEGLIO intervista a C ARLO D ELL ’A RINGA Economista e Docente Universitario • Il welfare aziendale, dalle mense ai servizi sanitari integrativi fino agli asili nido all’interno delle imprese, è un impegno crescente per le aziende. Crede che sia una buona integrazione al puro reddito monetario per avvicinare i dipendenti alle loro imprese? Penso che il welfare aziendale svolga un ruolo importante per legare i lavoratori all’azienda. In passato assumeva essenzialmente la forma di atti di liberalità del datore di lavoro nei confronti dei dipendenti. Il timore che si sviluppassero forme di paternalismo poco gradite ha contribuito a interrompere questa tradizione. Fino a quando le stesse organizzazioni sindacali hanno riscoperto l’efficacia di queste forme di riconoscimento del contributo che i lavoratori possono dare al migliora- mento della performance dell’azienda di appartenenza. • Negli anni della crisi anche i servizi di welfare aziendale si sono ridotti: secondo un’indagine Doxa-Edenred del 2013, ogni lavoratore dipendente aveva a disposi- zione 3,2 servizi di welfare aziendale nel 2011, che si erano ridotti a 2,2 nel 2013. È una tendenza che uscendo dalla crisi si potrà invertire? Non vi è dubbio che il welfare aziendale subisca i contraccolpi della crisi economica, così come avviene in genere per le altre forme di compenso dei lavoratori. Le retri- buzioni ristagnano ormai da diversi anni e la depressione che ha investito il mercato del lavoro ha prodotto effetti che si sono estesi anche ai servizi del welfare. Ma tutto ciò non ostacolerà la tendenza in atto, che vede il welfare aziendale di- ventare uno degli aspetti più importanti della contrattazione collettiva di secondo livello. La Buona Impresa. Le sfide della globalizzazione e la sostenibilità sociale 46

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