Vaticano2015 La buona impresa

cativi, che testimoniano come la contrattazione si svolga sulla base di una maggiore coincidenza degli interessi dei lavoratori con quelli dell’azienda di appartenenza. • La dimensione delle imprese può essere un limite allo sviluppo del welfare aziendale? Forme di aggregazione distrettuale o reti d’impresa possono essere una soluzione? La fornitura di servizi sanitari e gli strumenti della previdenza integrativa sono re- golati, per lo più, dai contratti collettivi nazionali, che coinvolgono, per loro na- tura, anche i lavoratori delle piccole imprese, anche quelle che non hanno contrattazione di secondo livello. Per gli altri servizi di welfare (quelli della conciliazione, “il carrello della spesa”, i servizi culturali e del tempo libero, ecc. ) la dimensione dell’impresa è importante. La grande impresa può stipulare convenzioni coi fornitori dei prodotti/servizi e fare di conseguenza importanti economie. Uno strumento adatto anche al mondo delle piccole imprese è quello del “voucher”, il quale rappresenta (come il buono pasto) uno strumento per realizzare forme di quasi-mercato nel campo del welfare e che potrebbe coinvolgere anche le piccole imprese. Purtroppo in Italia non è an- cora molto utilizzato. • Che suggerimenti darebbe a un imprenditore che voglia organizzare nella sua im- presa un welfare aziendale efficace? Esistono formule e strumenti diversi per organizzare il welfare aziendale e ciascuna impresa deve scegliere quelli più adatti alle circostanze e idonei a raggiungere i propri obiettivi. L’importante è coltivare la cultura del welfare integrativo e la con- divisione dei bisogni e del benessere dei propri dipendenti. La Buona Impresa. Le sfide della globalizzazione e la sostenibilità sociale 48

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