Verona2017 CONVEGNO NAZIONALE La sfida alle democrazie occidentali

Questo porta in evidenza assoluta il tema degli investimenti. Perché da qualunque punto di vista si guardi l’Eurozona il loro crollo è stato drammatico nella crisi ca- lata su una situazione che già in precedenza presentava carenze nel settore delle infrastrutture. Ciò non vuol dire che tutti i settori sono carenti di investimenti e ciò rivela anche una forte divaricazione settoriale. Dal 2007 al 2016 gli investimenti totali in Eurozona sono caduti di circa 2.200 miliardi ovvero 220 miliardi all’anno su 10 anni. Si è passati da un rapporto tra investimenti totali e Pil dal 23,1% del 2017 è sceso fino al 19,6% del 2013 per poi risalire nel 2016 al 20,2%. L’Italia ha perso 447 miliardi sul decennio ovvero 44,7 miliardi annui passando da un rapporto investimenti sul Pil del 21,6% ad uno del 17%. Il futuro della ripresa nell’Eurozona e anche la convergenza nell’Eurozona è una po- litica di euro-investimenti coordinata con quella dei singoli paesi ai quali dovrebbe essere “imposta” una riallocazione della spesa pubblica da corrente a investimenti. L’Italia e la Germania, per esempio, hanno un gap infrastrutturale pesante e non fanno abbastanza investimenti. Se l’Eurozona vuole andare verso una qualche forma di confederazione o federazione come si prefigura una delle chiavi econo- miche di questo viaggio è costituita dagli investimenti. Molte sono le possibilità. Una è la regola aurea per consentire lo scorporo dal deficit della spesa per investi- menti. Potrebbe funzionale, anche se io ho qualche dubbio, ma ci vorrebbe qual- cosa di più rispetto alla situazione attuale. Una seconda possibilità è un potenziamento del Piano Junker che già funziona abbastanza bene. Ci vuole però ben altro. Junker pensa di mobilitare in sei anni 500 miliardi partendo con 36 miliardi di garanzie. Ma 500 miliardi rispetto a 2.200 sono pochi. Si tratta di 8 miliardi all’anno, mentre ce ne vorrebbero almeno 220 all’anno. A tal fine gli eurobond potrebbero servire molto. Prima di concludere vorrei fare una valutazione sulla Germania che è di certo il paese leader in Europa che ha ricordato Paolo Mieli. Tuttavia un’Europa germa- nizzata non sarebbe il meglio per l’Eurozona e dunque ben venga l’asse franco-te- La sfida alle democrazie occidentali 52

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