FRANCESCO STARACE Si tratta, secondo me, di capire tutti insieme che questo decennio che abbiamo davanti è decisivo. Cioè, non si argina, come ha detto giustamente Michael Spence, in Europa e negli Stati Uniti, la crescita delle emissioni globali. Non possiamo aspettare che lo facciano gli altri. Quindi tocca a noi portare questo peso nei prossimi dieci anni. Noi sappiamo bene che i cinesi hanno detto – e poi, tra l’altro, quando i cinesi dicono una cosa, poi succede che quasi sempre la fanno – che loro prenderanno in carico questo problema dal 2040 in avanti. Quindi a noi tocca fare effettuare un decennio di decarbonizzazione perché siamo, tra l’altro, se vogliamo, anche quelli che hanno finora la più grande responsabilità, perché ricordo che, se si guarda l’accumulato di CO2 all’interno dell’atmosfera da quando questo si è iniziato a misurarlo, cioè dal 1750, il 25% delle emissioni presente nell’atmosfera è attribuibile agli Stati Uniti e il 23% all’Europa. La Cina ha il 13%, l’India ha il 3%. Questo non vuol dire che debbano arrivare anche loro dove siamo arrivati noi, però, si può dire che, noi abbiamo una certa responsabilità. È inutile girarci intorno. Posto che è conveniente farlo, tra l’altro, perché prima facciamo, meglio stiamo dal punto di vista economico. Sbrighiamoci, non c’è altro da fare. È una cosa molto semplice: è conveniente e fa bene al pianeta, quindi facciamolo presto. Il resto è un po’ una discussione interessante, ma intellettualmente più che dal punto di vista pratico. Per carità, siamo tutti anche intellettuali, ma abbiamo il dovere di curare gli interessi economici e anche gli interessi, se vogliamo, di più lungo termine della vita su questo pianeta. Quindi è una missione semplice, nel senso che si tratta di allineare l’economia, che dice “Decarbonizzate”, con gli interessi del pianeta, che dice: “Per piacere, smettetela di riscaldare”. In mezzo c’è quello che è stato detto prima: la lentezza con cui riusciamo a scaricare questa ambizione a terra, che passa tramite il consenso, tramite il dialogo, tramite il territorio, come ha detto giustamente Catia, tramite l’interconnessione, effettuando un impegno importante sulle reti. Quindi è uno sforzo in cui i governi hanno un ruolo fondamentale, perché sono loro ad avere in mano la chiave della La grande transizione 108
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