Ecco, credo che questi mesi siano davvero decisivi e determinanti per il nostro futuro. “La grande transizione”, la scelta del tema di oggi, non a caso, vuol dire proprio quello che noi abbiamo ricevuto ed è anche una grande possibilità di perdere quello che non serve, certe ritualità che molte volte comportano dei pesi e delle fatiche, che qualche volta sprecano delle risorse, delle possibilità. Quello che noi stiamo vivendo, questa ripresa e anche questo inizio di ripresa, è fortemente incoraggiante, ma non dobbiamo perdere l’obiettivo: il rigore di questo momento. Non desidero fare la predica. Per certi versi, forse è qualcosa di più, perché siete davvero consapevoli di quello che abbiamo, dell’attesa che c’è in questo momento e delle risposte che con rigore dobbiamo offrire a quelli che ci sono e a quelli che verranno. Giustamente, com’è stato ricordato all’inizio, 500.000 ragazzi stanno fuori. La speranza sembra quasi che si trovi soltanto andando lontano. Noi dobbiamo fare esattamente il contrario, il messaggio è chiaro ed è indubbiamente affidato a ognuno, è personale ed è quello di superare le asperità ed è impressa nella vostra storia. Credo che questo sia anche il compito che abbiamo in un momento così decisivo, perché se non c’è la transizione, si perde. Se non c’è la transizione, resta qualcosa del passato. Quello che voi rappresentate è un grande passato e un grande presente, ma tutto ha senso se sappiamo traghettarlo verso il futuro e non basta mai la conservazione. In termini evangelici, chi vuole conservare perde. Molti di voi hanno dentro di sé il desiderio e la voglia di qualcosa di nuovo che conservi il passato, ma appunto guardando al futuro. Questa credo che sia la responsabilità di questi mesi, delle possibilità di nuove situazioni e soprattutto un grande momento di scelta, di rigore. È un destino comune che abbiamo compreso. Il Papa ha insistito sempre tante volte: “Guardate che siamo sulla stessa barca”. Credo che l’abbiamo capito in maniera fisica. Lo capiamo ancora in maniera tangibile per le condizioni in cui ancora ci troviamo. Questo ci ha costretto, per certi versi, di nuovo a pensarci insieme e a pensare che abbiamo davvero un destino comune, che la barca è una sola, che la casa comune è una sola e che nel ruolo di ciascuno, con le capacità di ciascuno, con la straordinaria capacità di inventare, che voi rappresentate, ci offra una grande possibilità 2. Relazioni di scenario 19
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