Articolo pubblicato nella rivista n.2/2024 di Civiltà del Lavoro
Dal 6 al 9 giugno, i cittadini dei 27 paesi dell’Unione Europea saranno chiamati a eleggere i propri rappresentanti al Parlamento europeo. La nuova maggioranza parlamentare, insieme alla futura Commissione che ne deriverà, avrà il compito di guidare il Vecchio Continente per i prossimi cinque anni. Il contesto politico si presenta complesso, con sfide cruciali come la difesa e la sicurezza, rese urgenti dalle guerre in Ucraina e Medio Oriente. A queste si aggiungono tematiche altrettanto rilevanti come l’industria, la sfida climatica e l’intelligenza artificiale. Su questi argomenti, abbiamo riflettuto con Francesco Giavazzi, Fredrik Persson e i Cavalieri del Lavoro Franco Bernabè, Antonio D’Amato, Antonio Patuelli ed Enrico Zobele.
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EUROPA FEDERALE, un passo alla volta
Federazione e confederazione
Le due parole possono sembrare uguali e, volendo, possono essere intese nello stesso modo; tuttavia, è importante chiarire subito la differenza sostanziale per evitare equivoci. Ad esempio, la “Confederazione della Germania del Nord” era una mezza federazione, poiché gli stati confederati avevano rinunciato alla sovranità doganale. La Svizzera, invece, pur chiamandosi “confederazione”, è una federazione completa, con un sistema doganale unico, imposte proprie, un esercito comune, e altri poteri trasferiti con le modifiche alla Costituzione del 1848. Gli Stati Uniti, nonostante siano un esempio perfetto di federalismo, non si definiscono né federali né confederali, ma i loro organi supremi, come il presidente, il congresso e la corte suprema, sono federali.
Differenza sostanziale
Spesso si confonde la confederazione con la federazione. Chi sostiene una confederazione di solito desidera che gli stati mantengano la propria sovranità, mandando rappresentanti a tavoli internazionali come Ginevra (Società delle Nazioni) o New York (Nazioni Unite). Tuttavia, le decisioni prese in queste sedi richiedono la ratifica da parte degli stati sovrani, che possono ratificare o meno. Una confederazione, quindi, rimane in balia degli stati che la compongono, simile a un’alleanza che può essere sciolta facilmente.
Al contrario, una federazione implica una cessione parziale di sovranità. Per essere una federazione vera e propria, gli stati devono trasferire parte della loro sovranità al nuovo ente federale, che potrà esercitare poteri sovrani su determinati ambiti, come difesa, economia o politica estera.
Federazione europea: un processo graduale
Quando si formano federazioni, solitamente prima esistono stati sovrani, poi si trasferiscono poteri sovrani alla federazione. Così accadrebbe con la costituenda Comunità europea di difesa: l’Italia, come gli altri stati federati, non potrebbe più legiferare sull’esercito comune, ma continuerebbe a governare su altri settori, come la polizia o i carabinieri. Il trasferimento di sovranità avviene passo dopo passo.
Sono numerose le federazioni che nascono gradualmente. Durante le recenti discussioni, si è parlato di federazioni “funzionali”, un tipo di federazione che procede per piccoli passi. Un esempio è l’unione internazionale della Croce Rossa, che limita la sovranità degli stati in tempo di guerra, imponendo regole comuni per il trattamento dei prigionieri e dei feriti. Anche le unioni postali o industriali limitano la sovranità degli stati, ma senza sollevare dibattiti nei parlamenti, poiché riguardano ambiti tecnici.
Necessità di un’Europa unita
Chi è convinto della necessità di un’Europa unita per difendere i propri ideali civili è contrario a mere alleanze provvisorie. Le Comunità del carbone e dell’acciaio, e quella della difesa, sono solo passi temporanei verso la federazione politica. È sbagliato pensare di iniziare con l’economia e passare poi alla politica; piuttosto, bisogna iniziare dalla politica per arrivare all’economia.
La federazione europea è l’unico mezzo per salvare industrie sane e capaci di competere in un mercato globale, troppo piccolo per gli stati europei odierni. Tuttavia, l’espansione del mercato non è indolore, poiché richiede il superamento dell’opposizione di chi preferisce mantenere i monopoli esistenti.
La difesa comune
Oggi, gli europei si rendono conto di non potersi difendere da soli e capiscono l’importanza di unire le forze per contrastare le grandi potenze mondiali. Il superstato europeo non è una creazione artificiale, ma un’evoluzione naturale dell’Europa stessa. L’Europa esiste già, finché viviamo isolati nel nostro senso di impotenza, ma può rinascere se ci uniamo sotto una nuova bandiera che, lungi dall’annullare le bandiere nazionali, le salverà.
Un esercito comune
La federazione europea nasce dalla necessità di un esercito comune, che non può essere mantenuto a lungo con contributi volontari dei singoli stati. Questo sistema non crea nulla di comune, ma pezzi di eserciti separati. L’esercito europeo richiede una finanza europea, così come le vecchie federazioni sono nate eliminando le barriere doganali tra gli stati.
La fonte del potere
Il potere comune in una federazione proviene dal popolo, che elegge una camera di rappresentanti a suffragio universale. Tuttavia, per garantire l’autonomia degli stati membri, accanto alla camera dei rappresentanti deve esistere una camera degli stati, eletta su base statale, con un numero uguale di rappresentanti per ogni stato, indipendentemente dalla sua popolazione.
La federazione e la pace
La federazione europea è garanzia di pace, poiché elimina il diritto alla guerra tra gli stati membri. In una federazione, la guerra interna diventa sedizione e viene repressa dall’esercito comune. La federazione sostituisce la forza con la giustizia, abolendo la guerra tra stati federati grazie a tribunali federali incaricati di risolvere le controversie.
Estratto da L. Einaudi, “Lo scrittorio del Presidente (1948-1955)”, Einaudi