di Ettore Forieri – Cavaliere del Lavoro, Presidente di Effort Cube
II cambiamento è sempre stato motore di vita, di crescita. Come esseri umani, siamo caratterizzati dalla nostra capacità di rispondere al cambiamento, di trasformare avversità in opportunità.
Mi sento fortunato e orgoglioso di aver potuto svolgere la mia carriera a cavallo di alcune fra le più significative evoluzioni della tecnologia dell’informazione: il computing (o calcolo informatico) è passato dal personal mobile al cloud, fino a evolvere più di recente in immersive e accelerated.
Le mutazioni del paradigma digitale hanno tuttavia poco significato se non interpretate nell’ottica invariabile del continuo miglioramento delle condizioni umane e della continua espansione delle nostre capacità personali e collettive.
Sono sempre stato convinto che l’imprenditoria esprima il suo massimo contributo quando riesce a coniugare il profitto con la creazione di valore economico e sociale. Gli ultimi anni sono stati sfidanti: un’economia sempre più rapida e globale ha conosciuto verso l’inizio del 2020 un freno che la maggior parte di noi non aveva mai vissuto prima. Le opportunità di alcuni si sono delineate sullo sfondo delle difficoltà di molti altri e il lavoro e la sua dignità hanno cambiato volto, forse per sempre.
Riflettere sulla portata dei valori “umani” nel contesto dell’innovazione tecnologica è un dovere che sentiamo come prioritario, oggi più che mai. Vediamo infatti l’innovazione tecnologica come un mezzo per migliorare la vita delle persone e per potenziare le abilità delle nuove generazioni. Crediamo che gli esseri umani siano l’unico “vero” valore che abbiamo, il primo “capitale” su cui investire.
Questa riflessione è anche al centro della vocazione della Fondazione Kainòn: un centro indipendente di indagine, analisi e interpretazione delle relazioni fra patrimonio culturale ed evoluzione tecnologica, che sono orgoglioso di aver costituito in questi ultimi anni per dare concretezza alla convinzione personale (mia e del gruppo di esperti che ho avuto la fortuna di poter coinvolgere in questa iniziativa) per cui il benessere umano deve sempre essere al centro di ogni innovazione, a cominciare da quello “artistico e culturale”.
Ogni giorno l’orizzonte tecnologico si espande e nuove parole entrano nel nostro vocabolario: spatial computing, transformer, self-attention, metaverso. Sono promesse di un futuro in cui la tecnologia avrà un ruolo ancora più incisivo, promesse cariche di interrogativi fondamentali cui gli operatori del settore non possono sfuggire: come può il lavoro mantenere la sua dignità nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale? Come possiamo equilibrare la corsa alla modernità con il rispetto per la tradizione e la cultura che ci definiscono come società? Come possiamo impiegare i nostri nuovi strumenti per guidare un’evoluzione umana che miri a ridurre la sofferenza globale? Queste domande ci sfidano come individui e come imprenditori; ci spingono a riflettere su ciò che è veramente importante.
La mia esperienza e le risorse del Gruppo Effort Cube sono quindi al servizio di questa grande sfida dell’essere umano e convergono sull’obiettivo di contribuire con umiltà ma perseveranti a delineare un futuro in cui l’innovazione sia realmente funzionale ad un miglioramento condiviso e sostenibile.