Siglato dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, e dal presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del lavoro, Antonio D’Amato,un protocollo d’intesa per favorire gli investimenti privati nel settore della tutela e della valorizzazione dei beni culturali. “Con questo accordo vogliamo rendere più stretta e proficua la collaborazione fra pubblico e privato per la valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale”, ha dichiarato l’ex presidente di Confindustria D’Amato, che ha anticipato anche i risultati di una ricerca condotta dalla Federazione e che sarà presentata nel corso del convegno nazionale in programma a Firenze il primo ottobre.
“C’è una grande attenzione da parte delle imprese italiane verso la cultura e l’arte. La ricerca che abbiamo realizzato – ha continuato D’Amato – ha rilevato che circa il 50 per cento dei Cavalieri del Lavoro sono impegnati direttamente in attività culturali e nella promozione, attraverso istituzione e fondazioni, di iniziative a sostegno del patrimonio artistico e culturale. Siamo convinti che un legame più stretto tra il nostro patrimonio culturale e il tessuto imprenditoriale-produttivo possa creare un valore aggiunto importante per il sistema-Paese”.
Per il presidente dei Cavalieri del Lavoro, tre sono gli elementi che possono favorire ulteriori investimenti privati nel settore dell’arte e della cultura: una governance efficace che garantisca al tempo stesso rigoroso controllo pubblico e trasparenza e tempestività degli interventi; la certezza che gli interventi realizzati siano adeguatamente preservati e manutenuti nel tempo; un trattamento fiscale adeguato a favorire gli investimenti privati.
“L’Art Bonus è una misura positiva che va nella giusta direzione – ha aggiunto il presidente D’Amato – ma bisogna fare di più per agevolare interventi di mecenatismo che sono molto diversi dalle mere sponsorizzazioni”.
Il convegno di Firenze, dal titolo “Arte, Culture e Impresa – Vantaggio competitivo del brand Italia e motore di sviluppo del Pil e dell’occupazione”, vuole essere un’occasione per affrontare questi temi. Gli investimenti in cultura producono infatti rilevanti effetti positivi sul Made in Italy e sulla sua capacità di conquistare quote nuove e a più alto valore aggiunto sui mercati globali, oltre che sulla crescita qualitativa dei flussi turistici. “Dal modo in cui noi proteggiamo e valorizziamo la nostra cultura, i nostri monumenti, le nostre città, i nostri mari, i nostri paesaggi dipende in maniera assai significativa la reputazione stessa del nostro Paese e, quindi, delle sue imprese e il valore percepito dei loro prodotti”, ha concluso D’Amato.