L’industria italiana non chiede soltanto meno tasse ma una dotazione infrastrutturale competitiva che le consenta di affrontare la sfida delle altre economie a livello europeo e mondiale. Inoltre, poiché non si fa politica senza economia, è fondamentale che tra gli obiettivi primari il paese si ponga anche quello del recupero del buonsenso per costruire quanto prima un percorso che porti a distinguere le cose importanti da quelle urgenti.
Ha coinciso con un momento delicato per il Paese l’incontro mensile che i Cavalieri del Lavoro del Gruppo Centrale hanno tenuto a Roma l’11 aprile scorso con il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, un appuntamento nel pieno evolversi di una situazione dagli sbocchi politici incerti e confusi e soprattutto, come ha rilevato il presidente del Gruppo Vittorio Di Paola nell’introdurre l’ospite, che sembrano indirizzarsi, nell’ipotesi di un governo Lega-Cinque Stelle, verso ricette economiche molto diverse da quelle attese e auspicate dagli imprenditori.
Un contesto complesso nel quale si inseriscono problematiche contingenti come il progressivo blocco del settore delle infrastrutture, in Italia e all’estero, dove importanti imprese del nostro paese, di grandi ma anche di medie dimensioni, devono affrontare crescenti difficoltà non solo e non esclusivamente per motivi da carattere economico, ma spesso legate a vincoli e lacci di carattere burocratico e amministrativo che ne frenano le potenzialità.
Spunti di analisi che il presidente Di Paola ha presentato al dott. Boccia, presente una vasta platea di Cavalieri del Lavoro e illustri ospiti, come il presidente dell’Ance Gabriele Buia, il presidente del Gruppo Piemontese dei Cavalieri del Lavoro Maurizio Sella presidente di Banca Sella, il presidente onorario del Gruppo Centrale dei Cavalieri del Lavoro Francesco Merloni già ministro dei Lavori Pubblici, il presidente del comitato editoriale della rivista Civiltà del Lavoro, Cesare Puccioni, e numerosi altri poi intervenuti nel dibattito.
Riferendosi al documento varato dal recente convegno nazionale di Verona, Boccia ha spiegato come Confindustria intende rappresentarsi nella società, richiamandosi in particolare alla parte riservata al settore infrastrutturale, inteso come idea portante per una società inclusiva, e di cui ha precisato gli effetti economici, i provvedimenti da adottare e le risorse da destinare. Ed in questo quadro ha espresso preoccupazione e messo in guardia dal dare seguito ad interventi, proposti e inseriti nei programmi di alcune compagini politiche, intesi e rivedere sostanzialmente se non ad abolire, strumenti come la legge Fornero, a comprimere gli stimoli per le aziende innovative, a penalizzare gli effetti positivi che la legge sul Jobs Act ha comunque riversato sull’economia reale. E proprio riguardo a tali provvedimenti introdotti in Italia e che si vorrebbero rimaneggiare, ha affermato come al contrario, paesi come la Francia impegnata nel portare la propria economia ai massimi livelli non solo europei, pensi invece di introdurre e fare ricorso proprio a strumenti analoghi a quelli che da noi si vogliono sopprimere o ridimensionare.
Più lavoro, maggiore crescita, e riduzione del debito pubblico, sono i pilastri, come indicato nel documento redatto da Confindustria nell’assise di Verona, che ha detto Boccia, devono essere perseguiti anche in vista dei traguardi che attendono l’Italia nel quadro dei prossimi impegni in ambito europeo, in considerazione degli impegni per il Mezzogiorno e per ridurre i divari che ancora si frappongono all’inclusione dei giovani.
L’Italia ha peraltro potenzialità incredibili e non può mancare gli obiettivi che nei prossimi cinque anni dovranno portare ad un aumento di 1 milione e 800 mila posti di lavoro e che vedono nel nuovo bilancio europeo uno dei pilastri per un futuro nel quale l’Italia si pone come una grande piattaforma verso l’Europa ed il Mediterraneo.
La puntuale analisi del presidente Boccia ha comportato una serie di riflessioni da parte di molti ospiti che si sono soffermati su alcuni aspetti particolari dell’intervento. In primo luogo quella del presidente dell’Ance, Gabriele Buia, che ha rivolto un forte richiamo, ai vari livelli di responsabilità, sull’impegno per una semplificazione di tutte le problematiche e procedure burocratiche che ancora frenano e sono di serio ostacolo alla crescita del sistema paese, tra cui il nuovo Codice degli Appalti al momento una delle cause principali di paralisi del settore.
Il Cavaliere del Lavoro Francesco Casoli ha posto all’attenzione dei presenti il forte e fondato interrogativo sulla effettiva capacità e sul ridotto bagaglio di esperienza di giovani politici come Luigi Di Maio e Matteo Salvini per trovare valide risposte di ampio respiro su problematiche che investiranno l’Europa almeno nel prossimo decennio
Il Cavaliere del Lavoro Aurelio De Laurentiis spostando il proprio obiettivo sugli aspetti culturali contingenti del paese, ha detto che il livello dei nostri politici è legato ormai a concetti che denunciano un grande ritardo e comunque relegati ad un respiro limitato a fronte di una evoluzione oggi dilatata su confini mondiali. Ed ha auspicato che non si continui anche in questo campo a perdere del tempo prezioso.
Il Cavaliere del Lavoro Maurizio Sella ha ricordato invece ai colleghi l’alto e crescente livello del debito pubblico, che comporta una politica sempre più ad alto tasso di rischio, delle cui conseguenze non tutti, ed in particolare i corpi intermedi della società, riescono a rendersi completamente conto.
Anche il Cavaliere del Lavoro Mauro Moretti ha rivolto il suo interesse ai ceti intermedi dai quali dovrebbero venire spinte più decise per acquisire una presenza e un ruolo più incisivi nella società, non solo a fronte delle problematiche politiche interne, ma anche in vista delle prossime elezioni europee dalle quali scaturiranno nuovi assetti economici a livello mondiale.
A conclusione dell’incontro il Presidente Di Paola ha consegnato al dott. Boccia una medaglia ricordo.