Mille ricercatori su quattromila dipendenti in Italia e circa 15mila in tutto il mondo. Brembo guarda al futuro continuando ad investire sulla ricerca. Il traguardo del millesimo ricercatore assunto dall’azienda leader mondiale d’impianti frenanti, è stato tagliato a fine 2022. Ad annunciarlo pubblicamente è stato il presidente emerito di Brembo, Alberto Bombassei, alla presentazione del progetto di ricerca promosso da From, la Fondazione per la Ricerca Ospedale di Bergamo, che lui presiede.
«Un vanto, una delle chiavi del successo – ha detto Bombassei – è aver sempre investito anche nei momenti più difficili. Puntare sulla ricerca è un esempio da trasmettere anche alle aziende più piccole che vogliono crescere». «Le imprese devono investire di più su Ricerca e Sviluppo – ha aggiunto – qualunque sia la loro dimensione. Noi non abbiamo mai tagliato sulla ricerca né sull’innovazione neppure nei periodi di crisi. È una regola che esiste da sempre, ma che vale soprattutto adesso, che la tecnologia e la gestione stanno cambiando in maniera esponenziale».
E i risultati si vedono: nell’anno di guerra in Ucraina e della crisi energetica Brembo ha chiuso il bilancio con ricavi netti consolidati per 3,6 miliardi e un utile di 292,8 milioni, in crescita del 35,9% rispetto all’anno precedente. «Questo insegna che bisogna investire in ricerca e innovazione», ha insistito Bornbassei. I ricercatori assunti negli ultimi tempi da Brembo sono informatici, meccatronici e ingegneri specializzati nell’automazione, «e c’è anche una bella percentuale di donne», ha aggiunto il presidente emerito Brembo, che ha parlato pure di istruzione e accesso al lavoro, un aspetto «che va ripensato. Uno dei segreti dell’enorme crescita della Cina – ha ricordato Bombassei – è l’eccellenza nella formazione, in quel Paese incredibile. Noi dobbiamo recuperare: gli studi classici vanno bene, ma in questo momento dobbiamo formare i nostri ragazzi cercando di capire di quale tipologia di collaboratori le aziende hanno e avranno bisogno».
Articolo pubblicato il 10 marzo L’Eco di Bergamo