Sono stati undici vini e undici Cavalieri del Lavoro i protagonisti della VII edizione dell’incontro annuale dei Cavalieri del Lavoro del Vino ospitato a Trento il 22 e il 23 giugno, nelle Cantine Ferrari, dal Cav. Lav. Gino Lunelli, presidente onorario Ferrari F.lli Lunelli.
Un luogo, le Cantine Lunelli, simbolo della continuità, della tradizione e della storia vitivinicola della famiglia Lunelli, vocata da oltre 65 anni per dar vita a bollicine di grande eleganza e complessità come il vino spumante metodo classico Trento DOC.
L’appuntamento è stato un’occasione unica non solo per degustare le etichette di alcune delle migliori cantine d’Italia, ma anche per raccontare le diverse personalità e i terroir di provenienza dei vini proposti, oltre a narrare la storia delle famiglie che hanno contribuito a disegnare l’eccellenza italiana nel settore.
I vini degustati e presentati da ciascun produttore hanno accompagnato i partecipanti in un viaggio in Italia attraverso i suoi grandi vini, dal Piemonte alla Sicilia. Unico vino estero in programma, il sudafricano Riserva Morgenster, che avrebbe dovuto essere presentato dal Cav. Lav. Giulio Bertrand, mancato però un mese fa e ricordato in occasione dell’assaggio del suo vino.
La degustazione della splendida sequenza, alla quale sono intervenuti per illustrare le caratteristiche organolettiche di ciascun vino anche il presidente dell’Associazione Italiana Sommelier del Trentino Mariano Francesconi e Luciano Ferraro del Corriere della Sera, si è conclusa con una proposta fuoriprogramma, un magnum di Giulio Ferrari Riserva del Fondatore dell’annata 1992 offerto da Gino Lunelli per un brindisi conclusivo.
“Il club dei Cavalieri del Lavoro del vino a Trento, nella consueta riunione annuale – osserva Luciano Ferraro – ha dimostrato ancora una volta che dietro ogni storia imprenditoriale di successo ci sono cuore e passione. Il gruppo che si è riunito nelle Cantine Ferrari, guidato dal padrone di casa Gino Lunelli, ha messo in scena, allo stesso tempo, vini e storie. Vite personali che si intrecciano con percorsi professionali. Con il denominatore comune della voglia di emergere nel proprio settore. Alcuni tra i Cavalieri del Lavoro si sono sempre e solo dedicati al vino, altri provengono da altri rami di attività. Ed è ogni volta una sorpresa ascoltare il racconto di episodi che hanno portato a scelte decisive nella produzione di vino. Come quando il Cavaliere del Lavoro Giuseppe Benanti ha raccontato che, durante una gita sull’Etna, gli venne servito in una trattoria un rosso di cattiva qualità: questo lo spinse a cercare un enologo per tentare di produrre da solo il vino che non trovava, una decisione che ha portato alla nascita e al successo di una nuova (e antica) zona vinicola d’Italia, quella del vulcano siciliano. O come il segreto rivelato da Mauro Lunelli: “Per 7 anni ho nascosto 5.000 bottiglie di una cuvée speciale in cantina, così ho dimostrato quanto fosse longevo quel vino: ed è nato il Giulio Ferrari”, le bollicine italiane più conosciute nel mondo. Anno dopo anno l’incontro dei Cavalieri del Lavoro del vino si sta trasformando in un rito. Che si arricchisce sempre più di valore. Dei vini e delle persone”.
L’appuntamento si è concluso con una cena di gala curata dallo chef stellato di casa Ferrari, Alfio Ghezzi a Villa Margon, cinquecentesca sede di rappresentanza del Gruppo Lunelli nel cuore dei vigneti Ferrari.