Novamont è al lavoro su un nuovo sistema di tracciabilità certificata con sistema di blockchain del Mater-Bi – la famiglia di bioplastiche biodegradabili e compostabili dell’azienda – in collaborazione con Farzati, una startup di Salerno attiva proprio nel campo delle tecnologie che garantiscono un’origine certa ai prodotti organici, in particolare al cibo, producendo un’etichetta che traccia tutte le informazioni lungo la catena del valore. Come spiega l’ad di Novamont Catia Bastioli: «È importante per noi introdurre la blockchain non solo nella supply chain ma come sistema che legga il materiale, ne realizzi l’impronta digitale, permettendo al prodotto di essere l’etichetta di sé stesso, grazie anche all’intelligenza artificiale. L’obiettivo è evitare qualsiasi contraffazione, anche nelle caratteristiche organiche».
I lavori sono in corso: «Al momento abbiamo creato un lettore che sta imparando a identificare il materiale e a svilupparne il monitoraggio. Stiamo ragionando su una serie di macchine da inserire nella produzione, in modo tale che ci sia una tracciabilità assoluta», continua Bastioli, che indica anche il traguardo: rendere visibile il valore della produzione, compresa la sua impronta di CO2, in un momento in cui nel mercato entrano bioplastiche non interamente bio-based, a prezzi inferiori. Con la Cina protagonista di azioni di dumping e di diffusione di prodotti falsamente biodegradabili o provenienti da fonti non rinnovabili. Senza contare che mentre gli impianti italiani devono pagare la CO2 emessa, i cinesi esportano prodotti ad alto impatto senza che nessuno ne chieda loro conto.
Ecco quindi l’idea di valorizzare e rendere riconoscibili la qualità e l’impatto dei prodotti nostrani. Per difenderne la competitività e fare in modo che l’innovazione non risulti antieconomico. Soprattutto in un momento particolare come questo, di transizione e di rincari delle materie prime, in cui l’Europa appare penalizzata: «In assenza di una dimostrazione o di sistemi che riconoscano l’impatto positivo sull’ambiente di materiali di origine rinnovabile, che costano di più, il rischio è di bloccarne la produzione», spiega Bastioli. Sempre a questo proposito, Novamont ha messo in piedi un sistema di certificazioni che anticipano la legislazione vigente, per esempio la misurazione della carbon footprint riconosciuta dalla tassonomia europea e che si estende alle imprese della supply chain. Una spinta in più, potrebbe venire da una visione politica del settore: «Non dobbiamo avere soltanto le tecnologie e i fronti di applicazione, dovremmo avere la lungimiranza delle istituzioni capaci di riconoscere che esistono delle innovazioni nei propri territori che vanno in qualche modo preservate», conclude Bastioli.
Articolo pubblicato l’1 giugno 2023 da “Il Sole 24 Ore”