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Fulvio Bracco: un uomo che ha anticipato i tempi

Fulvio Bracco

La vicenda del Cebion e della stessa vitamina C si intreccia a doppio filo con la storia del Gruppo Bracco, e in particolare con l’avventura, umana e professionale, delCavaliere del Lavoro e decano della Federazione Fulvio Bracco, pioniere dell’industria italiana e padre di Diana, attuale Presidente e Amministratore Delegato della multinazionale che opera nel campo della salute.
Il 1° ottobre 1934 il giovane Fulvio, da poco laureato in Chimica e Farmacia all’Università di Pavia, fece il suo ingresso nell’azienda fondata nel 1927 dal padre Elio, un esule istriano stabilitosi a Milano. Durante gli anni degli studi Fulvio Bracco aveva passato le vacanze estive in Germania presso la Merck di Darmstadt in qualità di apprendista, per imparare i cicli della produzione di una grande industria chimicofarmaceutica. Per lui Darmstadt fu una scuola fantastica: e proprio lì ebbe la fortuna di partecipare come uditore alla nascita del Cebion. È lui stesso che lo racconta nel suo libro di memorie “Da Neresine a Milano”: “Posso davvero dire di aver assistito alla ‘anteprima’ europea della vitamina C. È stato il direttore scientifico Carl Löw a farmi partecipare a questo evento: aveva stima e simpatia per me. Fu lo scopritore stesso della vitamina C a presentarla per la prima volta: il professor SzentGyörgyi. Negli Stati Uniti riuscì a ottenere la vitamina C estraendola dalle piante e poi a sintetizzarla chimicamente, rendendola idonea alla produzione”.

Pubblicità del Cebion

Il lavoro di Szent Györgyi fu davvero rivoluzionario, perché risolvevail problema quasi millenario della carenza di vitamina C. Nel 1937, infatti, lo scienziato ungherese e il britannico Walter Norman Haworth ricevettero entrambi il premio Nobel: il primo per la Medicina, e il secondo per la Chimica. Forte della sua scoperta, SzentGyörgyi presentò i suoi risultati ad alcune aziende impegnate in modo particolare nel campo delle vitamine.
E qui ritroviamo il racconto di Fulvio Bracco, che si conclude con queste parole: “Come aveva voluto il dottor Löw, seduto a un tavolino in disparte, io ho assistito alla discussione fra Szent Györgyi e i chimici, tutti grandi professori. Loro discutevano e io ascoltavo. Si vedeva che era un prodotto che poteva essere portato nel campo medico umano con grandi risultati. Ecco, la vitamina C è partita così”. Proprio così comincia la grande avventura della vitamina C in Italia, che grazie alla lungimiranza di Fulvio Bracco fu messa in commercio già in quel lontano 1934.
“Sono passati 80 anni ma la nostra vitamina C ha retto alla prova del tempo, mantenendo sempre saldo il rapporto con i consumatori”, afferma Diana Bracco, a sua volta Cavaliere del Lavoro. “Un rapporto basato su qualità, fiducia e coerenza. Non è un caso che per festeggiare questo memorabile traguardo abbiamo scelto lo slogan ‘Da80 anni teniamo fede allo stesso principio: la vitamina C’, mettendo insieme passato e futuro. Da un lato, infatti, abbiamo voluto celebrare la ricorrenza con le giovani generazioni. Anzitutto promuovendo come Fondazione Bracco delle borse di studio per le migliori tesi di laurea dedicate ad approfondire il ruolo delle vitamine e di altri micronutrienti nella prevenzione. Un modo anche per ricordare idealmente l’esperienza formativa di Lehrling che mio padre fece con profitto in una grande azienda tedesca. E poi”, aggiunge Diana Bracco “siccome questo anniversario è stato anche una festa, per i giovani abbiamo organizzato due grandi concerti di musica italiana, scegliendo una coppia di artiste di talento, Malika Ayane e Noemi, che si sono esibite a Milano e a Roma in due eventi benefici cui hanno partecipato più di cinquemila persone. Ci tengo a ricordare che l’incasso dei due concerti è stato interamente devoluto alla Fondazione Francesca Rava, un nostro consolidato partner sociale con cui realizzeremo due progetti per i bambini con disabilità o difficoltà psicologiche accolti in due Case Famiglia a Milano e Roma. Ma un anniversario è un’occasione speciale anche per far conoscere una storia di successo. Per questo abbiamo voluto attingere agli scaffali del nostro Archivio Storico, una vera miniera da cui sono uscite decine di vecchie foto, centinaia di réclames d’epoca, documenti e cimeli”.
Tra le immagini ritrovate, ce n’è una – quella del reparto di confezionamento dove decine di operaie inscatolavano i farmaci – che unisce la storia del Cebion allo storico stabilimento di Lambrate, che Fulvio Bracco decise di realizzare dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Scelse via Folli, una stradina accanto al fiume Lambro che prende il nome dal mitico ragionier Egidio Folli che per 36 anni, dal 1875 al 1911, fu sindaco del borgo di Lambrate.
Nel 1946 Bracco acquistò il terreno per realizzare il suo sogno: costruire da zero una nuova fabbrica integrata e modernissima per far fronte allo sviluppo dell’azienda. Il nucleo “storico” dello stabilimento, la cui costruzione iniziò il 10 maggio 1949, e fu inaugurato nell’aprile del 1951. Si trattava di un’area di trentamila metri quadrati, che agli inizi degli anni Sessanta si amplierà fino a raggiungere i cinquantamila metri quadrati. Per la realizzazione della fabbrica Fulvio Bracco si era rivolto all’architetto Giordano Forti, professore del Politecnico di Milano, figura prestigiosa dell’architettura italiana. Proprio da questo nuovo stabilimento, e grazie a una focalizzazione delle attività di ricerca sui mezzi di contrasto, Bracco riuscirà a conquistare il mercato internazionale, affermandosi come Gruppo in grado di fare innovazione ai più alti livelli nel settore della diagnostica per immagini. Nei decenni seguenti la città di Milano espandendosi ha accerchiato la grande fabbrica di Lambrate. I grandi prati che circondavano i capannoni hanno presto lasciato il posto a numerose costruzioni e ai cavalcavia della tangenziale. Tutte le attività produttive del Gruppo Bracco sono state spostate così in un nuovo grande stabilimento a Cesano Maderno, mentre le attività di ricerca nel Biopark del Canavese. Più di recente anche gli uffici sono stati trasferiti in un nuovo palazzo più conforme alle esigenze attuali, e situato non molto distante, così da mantenere il legame con il territorio di appartenenza.

Lo stabilimento di via Folli

Quest’anno, in occasione del Salone del Mobile e soprattutto dell’Expo 2015, il Gruppo Bracco ha deciso di riqualificare l’ex area industriale restituendo alla città una parte dei fabbricati disegnati con eleganza razionalista dall’Architetto Forti.
Il nome “Folli 50.0” esprime l’identità storica del luogo, rimarcando al contempo l’aspirazione al futuro e all’innovazione, caratteristica che sempre ha contraddistinto la storia di Bracco. “Folli 50.0” è un “cantiere” artistico, culturale e sociale. Un luogo di condivisione voluto da Fondazione Bracco per la cittadinanza, uno spazio di produzione artistica e di aggregazione che si offre quale punto di riferimento a Lambrate per l’”Expo in città”, il progetto del Comune di Milano e della Camera di Commercio che coordina e gestisce il palinsesto di eventi che avranno luogo sul territorio durante i sei mesi dell’Esposizione Universale.
Fino al 1° novembre “Folli 50.0” sarà aperto gratuitamente al pubblico, dal giovedì alla domenica, proponendo un ricco calendario di attività pensate per tutte le fasce di età: tante nuove mostre, installazioni, corsi e laboratori, teatro, musica live, dj set, concerti e cinema all’aperto, gestito dal collettivo di giovani Mostrami. “Anche questo”, conclude Diana Bracco, “è un modo per rinnovare il legame tra la nostra famiglia e il territorio e la città che 88 anni fa accolse mio nonno. “Folli50.0” è un bellissimo progetto nel quale l’attenzione di Fondazione Bracco verso i giovani e la mission di formare e diffondere espressioni della cultura, della scienza e dell’arte per aiutare la coesione sociale si sono pienamente incontrate con gli obiettivi di questo collettivo di giovani artisti, che vuole promuovere e supportare l’arte contemporanea quale motore di crescita sociale e culturale. Cebion 80 e “Folli 50.0” sono due progetti che hanno toccato il cuore stesso della nostra azienda”. Entrambi i progetti in effetti hanno unito idealmente il passato e il futuro, di un’azienda ormai presente in 100 Paesi del mondo ma che mantiene le sue radici a Milano.

(Articolo pubblicato su Civiltà del Lavoro, n. 2/2015)

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